Cambiato fondamentalmente

Cambiato fondamentalmente

Il carattere della Chiesa 3.0

“Il carattere della Chiesa 3.0 e quindi anche il carattere del nostro incontro con ben 200 persone è completamente cambiato con l’attacco all’Ucraina. Tutti i bei pensieri sono stati spazzati via, essendoci resi conto a Baar che ora non è tanto il momento di parole belle e importanti. Questo è piuttosto il momento in cui il popolo di Dio, e quindi anche la Chiesa, si riunisce in preghiera. Nuovamente riunita. Esistenzialmente riunita. E che prega al di là di tutti i confini.

‘Continuiamo a pregare’ – ci siamo promessi alla grande preghiera con più di 1.000 persone giorni fa. Continuiamo a pregare – e lo facciamo: la settimana scorsa l’Austria ha continuato la preghiera, e ora noi direttamente in presenza qui in Svizzera. Quanto è potente quando le Comunità e i Movimenti si riuniscono…

Ogni colloquio politico è importante e necessario, senza dubbio. Ma la richiesta di trasformare i cuori di pietra in cuori di carne, come hanno pregato recentemente i fratelli e le sorelle dell’Ucraina, va di pari passo. Affianca ed aiuta.

Una Chiesa orante e comunitaria 

La Chiesa 3.0, ci siamo resi conto, è una Chiesa che prega. È una Chiesa comunitaria, perché si butta a pregare a nome di e conosce una vitalità che dipende dal carisma, non dai numeri e dalla struttura. Ed è una Chiesa ferita, che proprio per questo conta sul compassione di Dio – e ciò non solo per sè stessa.

Così abbiamo pregato. E abbiamo sentito qualcosa della nuova forma della Chiesa. Si è diffuso il senso di un nuovo inizio. E la coscienza che nella preghiera, nella parola e nell’azione camminiamo con i nostri fratelli e sorelle in Ucraina. Vediamo anche cosa ci fa portare insieme nella preghiera lo smarrimento, la paura e la mancanza di parole. Qualcosa crescerà dalle ceneri.

Per il momento, che venga la pace. Solo la pace, e la possibilità di proteggere le persone. È brutto quando esse sono una pedina del potere. Ed è ancora più brutto quando la vita viene loro tolta per questo. La forza che si è sentita qui al nostro incontro possa portare pace e vita al mondo”.

Essere cristiani in una societa post-Chiesa, sr Nicole-Grochowina, 12 marzo 2022

Fonte: miteinander-wie-sonst.ch

Foto: Fokolar-Bewegung Schweiz; Dialoghotel Eckstein

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“Era come la Pasqua”

“Era come la Pasqua”

Larisa Musina, cristiana ortodossa di Mosca, pro-rettrice dell’Istituto di Educazione San Filaret, ha partecipato alla celebrazione del 20° di Insieme per l’Europa ad Augsburg/Germania nel novembre scorso, in rappresentanza della “Orthodoxe Transfiguration Brotherhood.”

Durante il convegno è stata ricordata la storica firma della “Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione” del 31.10.1999, giorno in cui è nata la rete ecumenica IpE, una delle risposte concrete alla sete d’unità del popolo cristiano. E’ proprio il giorno della celebrazione nel Municipio di Augsburg, il 9 novembre, si ricordava il 30° anniversario della caduta del Muro di Berlino, svolta radicale nelle relazioni Est-Ovest.

Al suo entro in Russia, Larisa ha condiviso con la sua Comunità le sue impressioni sull’evento. Eccone alcune:

“All’incontro di quest’anno ha partecipato il vescovo luterano Christian Krause, uno dei due firmatari della Dichiarazione nel 1999. Allora era il Presidente della Federazione Mondiale Luterana. Lui ha detto due cose importanti. In primo luogo, la strada verso la Dichiarazione non è stata facile. Ci sono voluti molti sforzi per terminare il ventesimo secolo senza lasciare una divisione così significativa alle generazioni future. In secondo luogo, il vescovo Krause ha testimoniato di apprezzare molto il lavoro dei Movimenti e delle Comunità ecclesiali.”

“Questo dialogo e i processi ad esso associati hanno avuto origine e si stanno sviluppando nella logica del rinnovamento della vita ecclesiastica.” Si tratta di mantenere l’autenticità della Chiesa cristiana, sviluppando la sua capacità di realizzare la propria vocazione nel mondo. “È interessante notare che questa iniziativa è stata presa in primo luogo dai Movimenti ecclesiastici.”

Larisa così si esprime sulla solenne serata di conclusione dell’incontro: “La sera abbiamo pregato insieme nella chiesa luterana di Sant’Anna, la stessa chiesa dove è stata firmata la Dichiarazione. Poi, con le candele accese siamo andati nella piazza accanto alla chiesa. Abbiamo ringraziato Dio per i suoi doni, compreso il dono dell’unità dei cristiani, di cui molte persone hanno dato testimonianza. Poi, sempre con le candele accese, tutti ci siamo incamminati verso la città. Era come la Pasqua.”

Con la luce del Risorto nei cuori, i partecipanti sono tornati nei loro Paesi, per portare Dio ai popoli.

Stralci di un articolo-intervista di Oleg Glogolev a Larisa Musina (Istituto ortodosso San Filaret, Fratellanza della Trasfigurazione, Russia), a cura di Beatriz Lauenroth

Fonte: https://psmb.ru/a/eto-bylo-kak-na-paskhu.html

 

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La vocazione di Ottmaring

La vocazione di Ottmaring

VIDEO – INTERVISTA 

Da tempo sono in corso i preparativi  per la celebrazione dei “20 anni Insieme per l’Europa”. La scintilla di questo originale cammino ecumenico–europeo è partita nella Centro ecumenico di Ottmaring, dopo la storica firma della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione ad Augsburg (Germania).

Severin Schmid ha visto nascere e ha collaborato allo sviluppo di questa comunione, di cui “lo spartito è scritto in cielo”. Abbiamo chiesto a lui come sono andate le cose.

Ilona Toth, ungherese, membro dell’attuale Comitato d’Orientamento di Insieme per l’Europa, ha partecipato nel 2018 alla festa del 50° di Ottmaring. Che impressione le ha fatto questo Centro ecumenico nei pressi di Augsburg?

https://youtu.be/4pM_OjpN0XU (altro…)

La cattedrale di Vienna al centro dell’Europa

La cattedrale di Vienna al centro dell’Europa

Preghiera ecumenica per l’Europa. Il 9.11.2017, il duomo di Vienna, Stephansdom, era al centro dell’Europa.

Visibile, invitante, europea – così si è presentata stasera la “preghiera ecumenica per l’Europa” nella cattedrale di Vienna, lo Stephansdom.

Nel cuore della capitale austriaca erano arrivati alla vigilia del loro Congresso annuale, appartenenti alla rete ecumenica Insieme per l’Europa, provenienti da numerosi Paesi del Continente, dal Portogallo alla Russia, dall’Inghilterra alla Grecia. Il loro intento: unità e riconciliazione tra le diverse confessioni e culture, nonché la solidarietà e l’integrazione in Europa.

Col Cardinal Christoph Schönborn, a guida di un gruppo ecumenico di autorità ecclesiastiche, si sono radunate centinaia di persone, significativamente sotto la croce di Lettner (Lettnerkreuz): il memoriale delle vittime delle due guerre mondiali. “Non ci si aspetta oggi da noi che dominiamo, ma che serviamo”, ha sottolineato il Cardinale nel suo discorso.

In una forte coesione è risuonata poi la preghiera solenne per un Insieme di culture e generazioni e per la pace.  “La preghiera era un segno di speranza multilingue, visibile e europeo” si è espresso uno dei partecipanti della serata. “Ci dà coraggio per il futuro”.

Video Preghiera ecumenica Cattedrale Vienna (tedesco)>

Durante il ricevimento che è seguito alla celebrazione, Thomas Hennefeld, sovraintendente della Chiesa evangelica riformata  dell’Austria e presidente del Consiglio ecumenico delle Chiese in Austria e Jörg Wojahn, capo della rappresentanza della Commissione Europea in Austria, hanno sottolineato i valori cristiani come base per un’Europa unita. “Abbiamo bisogno di tutti”, ha affermato il rappresentante dell’UE in modo decisivo.

Dopo il 9.11.1938 (Notte dei cristalli), il 9.11.1989 (caduta del muro di Berlino) non potrebbe il 9 novembre 2017,  giorno della preghiera ecumenica, essere una tappa significativa nella strada di Insieme e un segno per l’Europa?

Beatriz Lauenroth;  Foto: Annemarie Baumgarten

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Intervento di Mons. Nunzio Galantino

Intervento di Mons. Nunzio Galantino

Mons. Galantino, Segretario Generale della CEI, durante la veglia ecumenica a Roma 2017

«Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo».

Una considerazione di carattere letterario può aiutarci a cogliere tutta la forza e la portata di questa espressione.

Nei versetti immediatamente precedenti (Mt 5,1-12), Gesù aveva proclamato le Beatitudini. Per cui quel «Voi siete sale… voi siete luce» non è una definizione che Gesù intende dare dei suoi discepoli! Piuttosto, dopo aver proclamato le Beatitudini, Gesù intende dire ai suoi discepoli: Vedete, che solo se la vostra vita è spesa nella logica delle Beatitudini … voi siete sale e luce della terra; solo se vivete nella logica delle Beatitudini la vostra presenza contribuisce a dare gusto alla vita vostra e degli altri, sapore e splendore all’ esistenza vostra e a quella degli altri.

Ho voluto fare questa premessa perché molti tra noi pensano ancora che basti presentarsi come “cristiani” perché ci venga subito dato credito, perché ci venga riconosciuta la funzione di “luce” (punti di riferimento) e di “sale” (portatori di senso). Un discorso – questo – che vale per tutti noi, probabilmente anche per tutte le tradizioni cristiane e per gli appartenenti ad ogni fede. Credo infatti si tratti di una tentazione che può toccare ogni uomo, di qualsiasi estrazione, anche al di là di una sua appartenenza religiosa. C’è addirittura chi pensa che basti presentarsi vestiti in un certo modo o usare un certo linguaggio per essere automaticamente accreditati come persone che danno gusto e senso nuovi alla vita!

Presentandoci le Beatitudini e facendo subito seguire quel «Voi siete sale … voi siete luce», Gesù ha indicato la strada che è chiamato a percorrere il credente. Il discepolo di Gesù è chiamato a seguire una segnaletica ben definita, quella delle Beatitudini, fatta di passione per le opere di pace, di attenzione misericordiosa verso gli altri, di vita vissuta nella povertà e segnata dalla sobrietà. É questo che dà senso e gusto alla vita del credente, facendone una vita che risplende.

Spesso piuttosto che diffondere gusto e dare splendore attraverso gesti e scelte concreti, come ci domanda Gesù, noi ci impegniamo (più spesso, ci “arrabattiamo”) a dimostrare, ad argomentare. Anziché accendere la luce, preferiamo organizzare qualcosa di mastodontico e di grandioso per …stupire!

Ma il Vangelo non è questo che ci domanda! Ci dà invece un’indicazione che rasenta la banalità quando afferma che l’amore non si dimostra, l’amore si vive; e proprio perché lo si vive, l’amore non si dimostra ma si mostra. Il gusto autentico delle cose, non si dimostra, lo si realizza. La luce non va dimostrata, la luce va accesa e perciò stesso resa visibile.

Quando Gesù dice «Voi siete sale … voi siete luce», è come se ci dicesse: Volete far conoscere Dio? Non argomentate su di Lui, non dimostrate niente; fate piuttosto qualcosa di concreto; ma talmente bello, talmente sensato e gustoso … che, a chi vi incontra, venga spontaneo dire: ma è davvero bello quello che tu fai e vivi! Chi te lo ispira? In nome di chi lo fai?

Così Dio vuole essere presentato e testimoniato! Con la stessa forza ed evidenza della luce; con lo stesso sapore forte del sale: attraverso scelte e gesti concreti, che danno gusto e contagiano senso di vivere.

Molte nostre scelte pastorali, e anche i molti modi che possiamo avere nel porci in confronto con la società in cui viviamo, soprattutto quelli che non vanno in questa direzione, rischiano di essere dei diversivi. Rischiano di essere un modo per occultare l’unico procedimento che il Vangelo ci propone: quello della evidenza/testimonianza; che vuol dire fare scelte e porre gesti che rendono evidentemente “gustosa” la vita vissuta con Cristo. Se la vita del credente si presenta così, come una vita che ha un senso, un sapore e un gusto tali da renderla una vita riuscita … allora, anche i contenuti che cercheremo di trasmettere avranno un senso diverso!

Allora, che significa essere luce, sale? Cosa può dare gusto e solarità alla nostra vita di credenti?

Può farlo l’impegnarsi ad aprire nuove strade e a ipotizzare nuove possibilità, osando di più e lottando contro il fatalismo e l’assuefazione: due malattie mortali, non solo per il credente!

Dobbiamo tornare a sorridere e far sì che a chi ci incontra torni il sorriso. Il sorriso, perché si sente compreso, perché incontra gente che non sopporta lo spirito guerrafondaio e discriminante delle “anime piccole”. Dobbiamo tornare a sorridere e a contagiare sorriso perché il nostro essere luce illumini senza pretendere di accecare; e il nostro essere sale dà un gusto delicato senza la pretesa di omologare tutto. Pensate quanto fastidio provoca una luce che acceca e quanto disgusto c’è in una pietanza con un eccesso di sale!

Essere luce e sale nel rispetto di quanti ci incontrano! Quanta delicatezza è richiesta, soprattutto oggi, al credente!

Non ricorderemo mai abbastanza quello che Pietro raccomanda ai destinatari della sua prima lettera: «Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, e avendo la coscienza pulita…». (1 Pt 3, 15s.)

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Preghiamo con Matteo 5, 13-16
Signore,
Tu mi chiedi di essere “sale”.
Mi chiedi cioè di rimanere a contatto con la terra,
di essere presente nel mio tempo,
qui ed ora.
Attento ai bisogni miei e a quelli
di coloro che mi stanno intorno.
Mi chiedi di essere “luce”,
in un momento in cui
la tenebra sembra farsi più spessa.
La luce mi permette di vedere il contorno e i colori delle cose,
della realtà e del mondo,
nelle loro sfumature, nella loro bellezza.
Ma permette anche di conoscere i loro innumerevoli bisogni.
Dài sapore, Signore, alla mia vita;
dài consistenza alle mie speranze;
dài fiducia alle mie paure;
dài luce alle mie oscurità,
e pace al mio cuore, ai miei pensieri, alle mie emozioni.
Fammi capire, Signore,
che sarò “sale”, se saprò essere mite,
in questo tempo di arroganza;
uomo di pace,
in questo tempo di prevaricazione;
libero dalle “cose”,
in questo tempo in cui
la persona “vale” in ragione
del conto in banca che possiede.
Fammi capire che sarò davvero “sale” e “luce”
se sarò impegnato a denunciare ogni sfruttamento in un Occidente
che ha fondato il proprio benessere sull’ usurpazione.
Sarò “sale della terra” se, con e nel mio ambiente,
non mi tirerò indietro dinanzi ai bisogni degli altri. (altro…)