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Per la Terra e per l’Uomo

Per la Terra e per l’Uomo

  • 15 giugno 2021

Prof. Luigino Bruni offre una innovativa chiave di lettura sul rapporto fra ecologia ed economia durante lo zoom che celebrava la Festa dell’Europa 2021 in Italia.

Bruni è Ordinario di Economia politica alla LUMSA di Roma, docente all’Ist. Universitario Sophia di Loppiano (Firenze), Direttore Scientifico di The Economy of Francesco e Presidente della Scuola di Economia Civile.

Nel suo intervento, l’analisi dell’economia europea, partendo dalle radici cristiane, la riflessione su alcuni impulsi positivi derivanti dalla tragedia della pandemia, l’attuale protagonismo dei giovani, hanno trasmesso nuova speranza insieme allo stimolo ad un impegno personale, che coniughi l’amore per la Terra e quello per l’Uomo.

Invitante l’interpretazione di Gioele 2,28: “Se gli anziani sapranno ancora sognare (credere in un mondo migliore), i giovani profetizzeranno (realizzeranno grandi progetti)”.

Ecco la trascrizione del suo contributo 9 Maggio 2021 Intervento Prof. Luigino Bruni – Ecologia integrale, economia solidale 

Clicca qui per vedere il video su youtube>>

Foto: L.Bruni: //www.edc-online.org / natura: K.Brand

Vedere – Valutare – Agire

Vedere – Valutare – Agire

  • 12 giugno 2021

71 anni di Europa. Cosa ci viene dimostrato oggi mentre gli Stati europei e con loro il mondo intero stanno lottando per le conseguenze della Pandemia?

Con questa domanda la professoressa austriaca Dr. Petra Steinmair-Pösel introduce il suo discorso alla conferenza zoom con base a Graz in occasione della Giornata per l’Europa 2021. Lei cita la Dichiarazione di Schuman del 9 maggio 1950: “La pace del mondo non può essere preservata senza sforzi creativi commisurati alla grandezza della minaccia.” Queste parole, così Steinmair-Pösel, sono ancora valide oggi e pongono la questione di quali sforzi creativi dovrebbe fare la nostra generazione oggi.

Steinmair- Pösel invita a fare il triplice passo del “vedere – valutare – agire”. “Vedere” le grandi sfide di oggi: Pandemia, paura dell’altro e di conseguenza la costruzione di mura di difesa. “Valutare”: di che cosa l’Europa ha bisogno oggi? Qui, Steimmair-Pösel parla della necessità del dialogo, che può cambiare la vita oggi. Ed infine “Agire”, che significa: dialogare con silenzio interiore, con rispetto dell’altro e prontezza ad imparare da lui.

Il dialogo, così Steimair-Pösel, è la base personale e culturale che rende possibile trovare insieme nuove soluzioni in modo creativo, stabilendo la fiducia reciproca e avviando un’azione cooperativa. Così si creano le condizioni per “un confronto che ci unisce tutti”.

Ecco il testo integrale del suo contributo 2021 05 08 Steinmair-Pösel – Un confronto che ci riunisce tutti

Foto: //petrasteinmairpoesel.wordpress.com

 

 

 

Sfogliando l’Album di Insieme per l’Europa

Sfogliando l’Album di Insieme per l’Europa

  • 25 marzo 2020

Dopo la celebrazione del 20esimo anniversario, la vita della rete Insieme per l’Europa continua… Ecco qualche flash dal Portogallo, dall’Italia (Trento) e dalla Slovenia.

PORTOGALLO

Il 22 gennaio scorso è stato organizzato a Lisbona dal gruppo di IpE un momento di preghiera nella cappella di un centro commerciale, con la collaborazione, per la prima volta, di membri di due parrocchie della Chiesa Lusitana (Comunione Anglicana).

L’esperienza di comunione è iniziata proprio nel primo incontro di preparazione, consapevoli che si trattava di un nuovo passo avanti. Con rispetto e amore reciproco, è cresciuta la comunione tra tutti ed ogni dettaglio è stato deciso insieme. Oltre 100 le persone presenti, di entrambe le Chiese. Dopo una breve presentazione di Insieme per l’Europa, sono seguiti un momento commemorativo di Chiara Lubich (che nacque 100 anni fa proprio in quel giorno), e un momento di preghiera con la partecipazione di un sacerdote cattolico e di una presbitera della comunione anglicana.

Il filo conduttore era il versetto degli Atti degli Apostoli 28,2: “Ci hanno trattato con rara umanità” – il motto della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. I partecipanti hanno espresso in tanti modi la loro gioia commossa, e hanno manifestato una grande spinta a continuare i rapporti durante l’anno.

TRENTO

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani a Trento è stata l’occasione per informare su Insieme per l’Europa in un pomeriggio ecumenico nella sede vescovile. Tra i partecipanti: i Movimenti ‘Amici’, il delegato vescovile per l’ecumenismo, ortodossi russi, padri ortodossi rumeni, pastori luterani, avventisti e membri della Chiesa Quadrangolare.

Inoltre, il gruppo di Insieme per l’Europa è coinvolto su vari fronti: fra l’altro, in due eventi sul Sì alla vita; nella preparazione del calendario diocesano della Quaresima 2020 con le meditazioni di Chiara Lubich sul filo conduttore: ‘Custodire il creato – custodire le creature’ e l’8 maggio in un evento per la Festa dell’Europa, con ampio coinvolgimento delle espressioni locali.

SLOVENIA

Dopo l’annuale incontro degli ‘Amici’ di IpE ad Ottmaring-Augsburg, il gruppo sloveno della rete (Comunità di Vita Cristiana, Via – Pot, Comunione e Liberazione, Coppie per Cristo, Emmanuel e il Movimento dei focolari) si è incontrato a gennaio 2020 con gli “Amici” di IpE sul posto per aggiornarli. All’appuntamento non hanno voluto mancare Stanislav Zore, l’arcivescovo cattolico di Lubiana, e Leon Novak, il nuovo vescovo evangelico per la Slovenia (che ha percorso ben 400 km per partecipare).

Dopo una breve presentazione sul percorso ventennale di IpE, anche con il video clip di 10′, sono stati ricordati i momenti salienti dell’incontro di novembre: Essere ambasciatori di riconciliazione e segni di speranza, come è emerso ad Ottmaring e poi nel Municipio di Augsburg, per concludere con la commemorazione e la preghiera nella chiesa evangelica di Sant’ Anna.

È stata anche l’occasione per interrogarsi sul come andare avanti. La prima tappa sarà il 9 maggio per la Giornata-Festa dell’Europa, programmata a Graz, che vedrà riuniti austriaci, sloveni, italiani e ungheresi – coronavirus permettendo. Un vivace dialogo fraterno ha coinvolto i rappresentanti dei Movimenti e i due Vescovi. L’incontro si è concluso con un patto solenne di amore scambievole.

A cura della Segreteria internazionale  

Verso una rinascita cristiana

Verso una rinascita cristiana

  • 26 giugno 2019

Insieme per l’Europa 1999-2019 – A colloquio con Pál Tóth

L’iniziativa compie 20 anni. Per l’occasione, due domande a Pál Tóth, docente all’Istituto Universitario Sophia, Loppiano (Firenze), sullo specifico della rete e come Insieme per l’Europa risponda alle sfide di oggi.

  1. Nel 1999 è nato Insieme per l’Europa. Come si distingue questo libero convergere di Comunità e Movimenti cristiani da altri gruppi che lavorano oggi per l’Europa? Quale è la sua caratteristica?

Il riconoscimento delle alterità e di conseguenza del pluralismo è una conquista della cultura occidentale. Questa convinzione è radicata nella fede biblica che ognuno di noi è una creatura irripetibile di Dio, che ha un piano d’amore su ognuno di noi. Con questa evoluzione nasce, però, anche una nuova sfida per le società di radice cristiana: Come gestire questa ricca diversità? Come arrivare all’unità necessaria all’azione? Questa domanda diventa oggi, nell’epoca delle sfide globali, davvero pressante. Attualmente i problemi non sono più soltanto locali, ma abbiamo a che fare con delle sfide trasversali come il cambiamento climatico, le migrazioni, la povertà, il capitalismo sfrenato, ecc. Per rispondere a queste sfide adeguatamente, ci vuole, su scala mondiale, una collaborazione molto più efficace. A mio avviso l’Europa, per il suo ruolo nell’elaborare pensieri innovativi attraverso i secoli, potrebbe e dovrebbe avere un ruolo determinante in questo processo.

Sono convinto che le Chiese cristiane hanno una risorsa speciale da offrire nella realizzazione di un’unità che non opprime, ma valorizza le diversità. Questa capacità diventa visibile nell’iniziativa Insieme per l’Europa. Anche nelle Chiese è presente il pluralismo, che è, però, un pluralismo dei vari carismi e doni, e questo pluralismo è capace di unità. Perché? Perché alla base di ogni vero Carisma troviamo una Parola di Dio. I carismi sono diversi tra di loro, ma la radice di tutti è il Verbo di Dio, in ultima analisi il Comandamento nuovo: Amatevi a vicenda. Questo è il loro fondamento comune, che assicura una base per l’unità e per la collaborazione. Infatti, Insieme per l’Europa fonda le sue attività su un “Patto d’amore scambievole” fra rappresentanti di diversi Movimenti e Comunità cristiani del nostro Continente.

Poi, non dobbiamo dimenticare le donne e gli uomini “della prima ora” di Insieme. Da 20 anni loro si dedicano con anima e corpo a questa iniziativa. Certo, già da un punto di vista umano, sono persone capaci e fedeli ad un impegno preso. Ma direi di più: in quell’ormai lontano 1999 la loro anima è stata toccata da una forte luce, dal Divino. Hanno capito con il cuore che nell’unità vissuta si realizzerà un mondo diverso, un’Europa nuova. E questo momento di “fondazione” ha lasciato in loro una sicurezza nell’unità nella diversità, che oggi vogliono tramandare ad altri. Loro sanno che i loro sogni ed aspirazioni di una volta ormai sono diventati oggi necessità di sopravvivenza. “Sui carismi poggia tutto. Bisogna scoprirli”. Così Chiara Lubich, co-fondatrice di Insieme per l’Europa.

         2. Cosa deve fare Insieme per l’Europa per ottenere sempre più visibilità?

I più di 300 Movimenti e Carismi coinvolti in Insieme per l’Europa sono già tra di loro una testimonianza visibile di collaborazione e di unità. Oltre la dichiarazione di valori comuni, oltre i momenti di preghiera comune in particolari occasioni, emerge ciò che i Movimenti già fanno insieme nel rispondere alle sopraddette sfide. Oggi attengono visibilità le azioni comuni, raccontate in storie che creano adesione e condivisione. In questa prospettiva Insieme per l’Europa potrebbe sviluppare, gradualmente, più progetti d’azione comuni.

Uno dei progetti potrebbe essere una piattaforma permanente di dialogo tra i Paesi dell’Est e quelli dell’Ovest. Con l’incontro 2017 a Vienna Insieme ha fatto un primo passo. Rappresentanti di Slovacchia, Cechia, Ungheria, Slovenia, Russia sono entrati in dialogo con i Paesi dell’Ovest. Si vedeva l’impegno (e la fatica) di andare oltre le differenze e le criticità, che spesso ostacolano una comprensione tra Est ed Ovest. Su questa pista vedrei per il futuro una collaborazione su diverse tematiche, come il concetto di nazione, il rapporto Chiesa-Stato, i diritti umani, le esigenze di unità e di verità ecc.
Con dei progetti vari a livello ecclesiale, politico, economico, civile Insieme per l’Europa sta formando una crescente rete di cittadini impegnati per una “rinascita cristiana dell’Europa”, dove si supera la critica e si parla delle criticità in prospettiva della crescita di tutti, insieme.

Beatriz Lauenroth, Mariënkroon (Olanda) 

Insieme per l’Europa in pochi minuti

Insieme per l’Europa in pochi minuti

  • 18 giugno 2019

Un’equipe internazionale di professionisti sta preparando un videoclip in occasione del 20° di Insieme per l’Europa, che si celebrerà a novembre a Ottmaring (Germania).

„Gli ultimi eventi di Insieme per l’Europa ci hanno portato a Klagenfurt, a Ottmaring e a Monaco, dove abbiamo cominciato a scoprire la sua identità oggi e il significato dell’esperienza di questi 20 anni di cammino. Attraverso interviste e videoriprese racconteremo in novembre – puntuale per l’anniversario – come questa rete si presenta ed opera. Lavorando con le varie persone, abbiamo visto come è possibile vivere l’unita nella diversità, come i vari carismi possono essere delle risposte ai problemi e perche l’Europa ha fortemente bisogno di saper entrare in un costruttivo dialogo tra diverse Chiese, Comunità, Movimenti, popoli…”  Così Dalma Timár,  ungherese, esperta in montaggi video, che insieme a Vera Bohus, camerawoman, pure lei ungherese, e Cinzia Panero, italiana e regista, si sono immerse nella realtà di questa originale esperienza europea.

Ci anticipano qualche immagine e qualche frase delle loro numerose interviste.

L’amicizia è un tema molto importante in Insieme per l’Europa. E l’idea dell’amicizia che effettivamente ci unisce è quella di diventare amici di Cristo in mezzo a noi. (Sr. Nicole Grochovina – Selbitz)

Per noi la cultura della reciprocità è molto importante. Tutti lo sentiamo dentro, non è una cosa che qualcuno ci impone. (Pavel Snoj – Ljubljana)

Insieme per l’Europa ha cambiato la mia vita dal primo momento in cui ho sentito come lo Spirito di Dio ci prende e ci porta avanti. (Gerhard Pross – Esslingen)

In Insieme per l’Europa trovo un laboratorio, dove uomini e donne, membri di vari Movimenti e Comunità, chierici e laici di varie Chiese, cerchiamo di trovare insieme quel cammino che vuol dire oggi vivere da cristiani in Europa. (Ilona Tóth – Budapest)

Secondo me bisognerebbe proprio partire dal basso, dalla comunità, dalla vita in famiglia, tra le Comunità. (Matteo Fanni Canelles – Trieste)

Clicca qui per il risultato finale: Videoclip 2019

La responsabilità è risposta

La responsabilità è risposta

  • 22 gennaio 2019

Intervento di Pavel Fischer, senatore, Republica Ceca, all’incontro degli Amici di Insieme per l’Europa, Praga 16/11/2018. – “LE TRE SFIDE”

Cari amici,

siete convenuti a Praga per lavorare insieme, riflettendo sul tema come vivere e come impegnarsi “Insieme per l’Europa“. In quale Paese venite? E in quale stato si trova oggi l’Europa, a cento anni dal fine della Prima Guerra Mondiale? Siete venuti nella Repubblica Ceca, in un Paese che cento anni fa ha dichiarato la Repubblica.

Durante le celebrazioni di questo anniversario sono rimasto colpito dalle idee del Presidente della Corte costituzionale. Si tratta dell’istituzione il cui compito è quello di assicurare che nel Paese siano osservate le regole più basilari. Il suo Presidente, Pavel Rychetský, ha cercato di diagnosticare lo stato della società di oggi. Lasciatemi parafrasare liberamente la sua tesi di base.

A suo avviso, la globalizzazione ha approfondito la sensazione di solitudine e di disperazione delle persone. Le persone sentono che si stanno perdendo nel mondo globale. I contorni della loro identità si sciolgono, loro entrano in ansia e paura. Proprio la paura è diventata un terreno fertile per coloro che offrono l’immagine di un nemico. Il nemico può essere un vicino più ricco, un immigrato, una persona di diverso colore della pelle. Da noi, a volte, il colpevole è indicato addirittura nell’Unione Europea stessa. Nella loro disperazione le persone ora cercano il cambiamento e, soprattutto, un messia, perché la rappresentanza politica tradizionale non le rappresenta più efficacemente. È possibile interrompere questo sviluppo tossico? E come correggere un sistema distorto di valori?

Il Presidente della Corte costituzionale vede la speranza in un maggior grado di emancipazione della società civile, risvegliando la sua fiducia in sé stessa e ripristinando il principio di sovranità del cittadino. Un cittadino che sa affermarsi, perché la rappresentanza politica deve servire il bene comune o deve andarsene.

Sto rileggendo i concetti chiave usati nel suo discorso: solitudine, disperazione, identità, paura, nemico, bene comune, fiducia in sé stessi, cittadino sovrano. In ognuno di essi possiamo trovare una dimensione spirituale, vista alla luce della migliore eredità del pensiero europeo, basato sulla saggezza degli studiosi ebrei, dei mistici cristiani e dei pensatori razionali; questa dimensione spirituale potrebbe metterli in una luce diversa.

La diagnosi della società di oggi, vista così, ha un grande valore di comunicazione. Ma credo che possiamo vedere tutti questi fenomeni anche alla luce della speranza; e che noi stessi possiamo provare a fare qualcosa. Quindi dove dovremmo iniziare? Cosa fare per primo e cosa lasciar stare? Lasciatemi brevemente dedicare l’attenzione alle tre sfide che vediamo nell’Europa di oggi.

La prima sfida: le emozioni

L’uomo è fatto per provare emozioni. E non solo separatamente, ma per vivere emotivamente con gli altri. Quindi, anche se possiamo ripeterci insieme che una persona è una creatura ragionevole e razionale, alla fine vedremo su un certo numero di esempi quanto spesso ci comportiamo in modo non razionale. E questa è davvero una buona cosa. Per capire alcune situazioni della politica europea, dobbiamo ammettere che proprio le emozioni sono cruciali. Ricordiamoci soltanto della lotta per risolvere la crisi della Eurozona, che si è mostrata nello sforzo di fare il bilancio dello Stato della Grecia in una condizione economicamente critica.

Partendo dal fatto che l’uomo non è solo un homo economicus, non è solo un consumatore o un attore di mercato, ma anche un cittadino dotato dalla propria dignità e libertà, la lotta condotta durante la cosiddetta crisi greca è stata molto significativa.

Mentre i cittadini dovevano stringere la cinghia e non avevano testualmente soldi da risparmiare, alcune banche sono riuscite a salvaguardare i loro guadagni relativamente bene durante l’intera crisi. Mentre Bruxelles doveva prendere le misure di austerità, i cittadini in Grecia hanno visto questo come sfregare il sale sulle loro ferite. Le emozioni si sono scatenate, l’insoddisfazione si è rivolta contro il governo, contro la Commissione Europea o contro i banchieri. Ed anche, per esempio, contro la Germania, e perfino contro la stessa cancelliera Angela Merkel.

Questa atmosfera intensamente emotiva è stata vissuta principalmente dai Greci tra di loro. In termini linguistici era inaccessibile agli altri. Culturalmente era basata sulla loro storia, sulle immagini storiche, e così agli altri in Europa spesso mancavano non solo gli strumenti per la comprensione dei greci e per simpatizzare con loro, ma anche per cercare di capirli e aiutarli in qualche modo: forse, retrospettivamente, avremmo potuto offrire vacanze ai bambini della Grecia nelle nostre case. Così avremmo dato un momento di riposo ai loro genitori, e avremmo creato collegamenti che avrebbero avuto senso anche nel futuro. Allo stesso modo, potremmo ricordare le emozioni vissute dai cittadini di altri Stati membri dell’UE. E’ come se le nostre lotte politiche e sociali rimanessero limitate al territorio in cui si parla la nostra madrelingua. C’è una mancanza di mezzi di comunicazione forti, una mancanza di mediatori e noi con le nostre emozioni rimaniamo un po’ troppo da soli.

E tuttavia, sono convinto che né il miglior giornalista, nemmeno il diplomatico più ambizioso e neanche il politico più interessante, riescono facilmente a trasmettere le sofferenze, le paure o al contrario le speranze e le aspettative che sperimentiamo nelle nostre comunità linguistiche. Infatti, è vero che, se abbiamo una madrelingua comune, possiamo comprenderci molto rapidamente.

Quando ero più giovane, ho suonato il violino e ho viaggiato per molti anni con un’orchestra in Europa. Questa esperienza come musicista l’ho sempre davanti agli occhi. Ancora oggi devo ammettere che musicisti possono essere migliori mediatori tra i nostri popoli che i migliori discorsi politici. L’arte, infatti, lavora mano nella mano con le emozioni, con le immagini ed espressioni, per le quali spesso non abbiamo neanche le parole.

E così il tempo di oggi ha bisogno non solo di nuove istituzioni, ma anche di artisti che ci possano comunicare le questioni che forse stanno alzando la testa solo ora, ma che tuttavia preoccupano con urgenza le menti delle persone e causano loro preoccupazioni. L’artista può sfuggire alla trappola dei traduttori. Gli artisti possono lavorare con ciò che altrimenti sarebbe censurato da chi controlla che le parole siano politicamente corrette.

Guardando indietro ai tristi frutti della grande crisi iniziata nelle banche statunitensi nel 2008, vediamo quante volte dovevano essere tagliati anche i bilanci delle istituzioni culturali.

Ma se il mondo in cui viviamo oggi è così emotivamente sconcertante o inquietante, forse ora è il momento di fare l’esatto contrario: restituire all’arte lo spazio pubblico; aiutare il pubblico a parlare con gli artisti, perché loro aiutino la gente a capire quello che si sta vivendo; e offrire ai bambini le chiavi per capire l’arte. Altrimenti ognuno di noi rimarrà un po’ solo con le sue emozioni, tenendole dentro sé. O tutti rimarranno un po’ soli, se stiamo parlando dell’atmosfera nel Paese nel suo complesso.

La seconda sfida: cittadino o consumatore

Prima o poi dobbiamo chiederci: che cosa intendiamo con il termine “essere umano”? Se lo intendiamo come attore dell’economia, come partecipe al mercato, come consumatore o come cittadino.  La cooperazione europea fin dall’inizio ha posto l’accento sulla cooperazione nell’economia, e questa è stata certamente la cosa più efficace e ragionevole da fare. All’epoca ha aiutato a stabilire processi collaborativi, senza dover parlare di alcuni problemi o addirittura averli decisi tramite referendum. Il metodo del fondatore dell’integrazione europea era basato sull’esperienza di vita. Il francese Jean Monet, che ha lavorato a Londra durante la guerra, ha visto con i suoi occhi l’incapacità degli alleati di coordinare l’approvvigionamento delle loro truppe.

L’enfasi sull’economia, però, può essere osservata non solo all’interno dell’UE di oggi, ma anche nei nostri singoli Paesi. Ma ancora una volta dobbiamo chiederci che cosa intendiamo per “essere umano”. Se lo comprendiamo come consumatore, il nostro obiettivo sarà quello di raggiungere la massima qualità ad un prezzo accessibile. Ma l’essere umano possiamo capirlo anche in modo diverso.

Possiamo capirlo come un essere dotato di dignità, come essere libero, come persona con responsabilità individuale che ha bisogno di creare relazioni con altri. Un uomo libero e indipendente che, però, vive da solo non può essere il nostro ideale. D’altronde, la solitudine è uno dei fenomeni odierni che indebolisce enormemente la nostra società. La solitudine significa povertà di relazioni. E ce n’è molta in giro. Se gli individui rimangono soli, possono anche essere vittime di una varietà di predatori, sia dal punto di vista dell’informazione che della disinformazione, sia da predatori economici che vendono loro qualcosa di cui non hanno bisogno.

Senza solidarietà, senza esperienza di comunità, senza compagnia, non si può essere felici. E a livello di società possiamo vedere che sono le società capaci di vivere insieme, impegnate nel dialogo, che si uniscono per trovare soluzioni ai problemi e, a livello locale, creare relazioni di aiuto, di solidarietà e reciprocità. Una tale società è anche più resistente. Di fronte a una minaccia, le persone possono aiutarsi vicendevolmente, trovare il loro posto, fornire assistenza ai più bisognosi.

Ma non permetteremo di essere ingannati. Siamo stati a questo bivio molte altre volte, e non solo durante le elezioni. L’economia è della massima importanza per la gestione dei nostri Paesi. Senza macroeconomisti ragionevoli e responsabili non costruiremo il bilancio dello Stato. Ma chiediamoci anche come coloro che vogliono prendere una decisione capiscono la persona. La si può capire come un consumatore, quindi monouso fino alle prossime elezioni. Ma, al contrario, può essere accettata come socio, come compagno di squadra, come cittadino. È quel tipo di politico che dobbiamo valorizzare e ai quali dobbiamo dare la nostra fiducia.

La terza sfida: comunità o folla

La terza sfida che vediamo oggi nelle nostre società è l’espansione dei social network….  [continua]

Scarica il testo integrale: 2018 11 16 Pavel Fischer, Amici IpE Praga>>

 

 

Le sfide dell’oggi turbolento

Le sfide dell’oggi turbolento

  • 17 gennaio 2019

Intervento di Jaroslav Šebek, Storico, Repubblica Ceca, all’incontro degli Amici di Insieme per l’Europa, Praga-Vinor, 16.11.2018 – “Le Chiese nella Repubblica Ceca e le sfide dell’oggi turbolento”

Gli avvenimenti dell’autunno del 1989 e la disintegrazione del regime totalitario comunista nella Repubblica Cecoslovacca hanno aperto dopo più di 40 anni un vasto campo d’azione per l’operare delle Chiese e dei cristiani in genere. Questo non ha portato solo dei grandi cambiamenti positivi e nuove possibilità, ma anche problemi e sfide ad essi collegati. Dopo “l’anno miracoloso” del 1989 le Chiese cristiane sono entrate nelle nuove costellazioni politiche con un credito morale grandissimo. Questa valutazione positiva derivava dal ruolo che le Chiese cristiane avevano giocato durante il periodo del regime comunista. Da un lato esse erano state sottoposte ad un’atroce persecuzione e dall’altro erano un’alternativa plausibile all’ideologia marxista imperante.

Inoltre, ciò che dopo l’anno 1989 si può definire come in buona parte riuscito è lo sviluppo dei contatti ecumenici. Così, per esempio, le divisioni riguardanti Giovanni Hus venivano superate. Durante un simposio tenutosi nel 1999 a Roma, rappresentanti delle Chiese ed esperti delle confessioni e del mondo secolare hanno dato una valutazione obiettiva dell’eredità di Giovanni Hus. Durante quel simposio, in occasione dell’apertura dell’Anno Santo del 2000, l’allora Papa Giovanni Paolo II (1920-2005) aveva chiesto pure perdono per le sofferenze inflitte al riformatore Hus, che nel 1415 era stato condannato e bruciato vivo durante il Concilio di Costanza, e per quelle inflitte ai suoi seguaci. Il Papa aveva detto testualmente: „Oggi, alla soglia del grande Anno Giubilare, mi sento in obbligo di esprimere il mio sentimento di profondo rammarico per la crudele morte di M. Giovanni Hus e per la conseguente ferita, fonte di conflitti e di divisioni, inflitta allo spirito ed ai cuori del popolo della Boemia“.

Anche la dichiarazione congiunta da parte dell’allora Arcivescovo di Praga, il Cardinale Miloslav Vlk (1932-2017) e di Pavel Smetana (1937-2018), Moderatore della Chiesa Evangelica dei Fratelli boemi all’inizio di gennaio dell’anno 2000, rispecchia aspetti ecumenici di riflessione e di ulteriore studio del significato del Maestro Giovanni Hus per i cristiani della Repubblica Ceca.  Il simposio a Roma è stato anche un ulteriore contributo per trovare delle visioni comuni sul significato della persona di Hus. Ha pure contribuito ad un avvicinamento oltre i confini confessionali. Tutto questo ha reso possibile una preparazione comune coordinata del 600esimo anniversario della morte di Giovanni Hus nell’anno 2015.

Durante il periodo relativamente breve di alcune decine di anni, sono cambiati i punti di vista sul significato di Giovanni Hus. È diminuito il potenziale di conflitto e di impossibilità di riconciliazione. La commemorazione ecumenica del patrimonio del Maestro Giovanni Hus il 15 giugno 2015 in Vaticano ne era ultimamente una conferma. Momento culmine era certamente l’incontro con Papa Francesco. Accanto al Cardinale Miloslav Vlk vi hanno partecipato anche i rappresentanti più alti delle Chiese non-cattoliche più numerose: Il Moderatore della Chiesa Evangelica dei Fratelli della Boemia Joel Ruml (*1953) ed il Patriarca della Chiesa Ussita della Cecoslovacchia Tomáš Butta (*1958). Nel suo discorso per la Delegazione ceca il Papa dichiarava che molte controversie del passato devono essere rivalutate nel nuovo contesto in cui viviamo. Alla luce di questo approccio diviene, inoltre, necessario studiare, liberi da ogni ideologia, la persona ed il lavoro di Giovanni Hus, colui che per tanto tempo è stato oggetto di disputa tra i cristiani, mentre oggi è diventato un movente per il dialogo. L’accento posto da Papa Francesco era molto significativo: durante l’incontro, infatti, ha sottolineato la necessità di una collaborazione che ci unisce. Ha pure espresso un significativo andare incontro alle richieste delle Chiese non cattoliche.

Ma dopo la svolta politica, nell’ambito ecclesiale sono sorte anche le grosse questioni conflittuali. Poco dopo la rivoluzione è rinata l’immagine del cattolicesimo come nemico del progresso e del patriottismo. Era l’immagine rimasta nella memoria collettiva ceca attraverso le opere della letteratura liberale nazionale dell’800; immagine nutrita durante la Prima Repubblica e poi, logicamente, dalla propaganda comunista. E così, passo dopo passo, l’autorità della Chiesa Cattolica nell’ambito pubblico ceco è calata molto rapidamente, il che rimane anche oggi un tratto caratteristico. Uno degli elementi che distingue la Repubblica Ceca dagli altri Paesi post-comunisti dell’Europa Centrale, specialmente Polonia e Ungheria, è proprio il rapporto della società civile con la Chiesa Cattolica. Ma vi sono alcune tendenze di sviluppo comuni. Gli Stati e le società civili dell’ex-blocco sovietico sono confrontati con dei problemi simili ed allo stesso tempo con delle sfide rispetto al passaggio verso sistemi non autoritari: in pratica, con le conseguenze economiche della loro trasformazione, con la costruzione di una nuova cultura politica ed in generale con la creazione di un ambito per il discorso democratico.

Una caratteristica comune degli stati post-comunisti nell’Europa Centrale è anche la decrescente attrattiva dell’appartenenza all’Unione Europea. Dopo la caduta della Cortina di ferro nel 1989 in tutto il blocco socialista, come anche da noi, la maggioranza della popolazione chiedeva spontaneamente di “ritornare in Europa”.  Il motivo allettante era il sogno del benessere dell’Occidente, dello stesso standard di vita che vedevamo oltre i nostri confini. La crisi dei rifugiati, però, ha presentato poi un banco di prova fondamentale per il futuro dell’integrazione europea, su cui si scontrano idee diverse e di nuovo si fronteggiano simbolicamente l’Est contro l’Ovest. La crisi dei rifugiati non significa soltanto rischi crescenti per l’economia e la sicurezza, ma apre anche la tematica della difesa dei valori cristiani, e questo soprattutto nell’Est post-comunista.

Ora, il caso della Repubblica Ceca risulta particolarmente interessante. Anche in questo Paese fortemente scristianizzato si è cominciato a parlare di radici cristiane, certamente però soprattutto in forma ideologica. Ma quelli che parlano del dovere di annunciare e di promuovere valori cristiani ed europei non sanno neanche esattamente quali siano quei valori di cui parlano o non li definiscono. La fede nella Repubblica Ceca si è molto allentata e perciò siamo piuttosto di fronte ad un’ideologia dal titolo “promuovere il cristianesimo”, ideologia motivata dalla paura dall’influsso dell’Islam e di altre culture. Tipico degli ambiti ecclesiali rispetto alla presa di posizione sulla questione dei profughi è un’ambiguità tra la solidarietà e la paura chiaramente espressa delle conseguenze culturali. Una delle ragioni più generali di questa crisi è la mancanza di chiare visioni ideali. L’Unione Europea di oggi non si fida più tanto della forza di convinzione delle idee, ma di soluzioni puramente tecnocratiche. La poca autorità dell’Unione Europea viene spesso – ed a ragione – messa in relazione alla poca credibilità dei suoi principali rappresentanti ed alla loro incapacità di fare una forte riflessione ideale sui problemi. Ma nella società ceca esistono ulteriori sfide che secondo me richiedono anche delle risposte cristiane ai segni dei tempi.

Nell’ultima generazione, “l’ira fluida” di una parte della società ed il rifiuto delle élites sociali ha trovato un nuovo mezzo: le reti sociali in internet.  Lì, quanti sono frustrati e pieni di ira possono gridare in modo anonimo la loro malizia e rafforzarsi reciprocamente nella loro visione negativa del mondo. In queste acque sporche non sono solo i populisti cechi a pescare i loro seguaci; il loro “momento magico” è venuto negli ultimi anni con la crisi dei rifugiati. Spesso i populisti hanno saputo trasformare i timori comprensibili in un’isteria di paure e di odio e di presentarsi poi come salvatori. Incapsularsi in una sfera propria di comunicazione con le possibilità delle reti sociali, ecco uno dei problemi della nostra epoca. Con ciò nascono aree di filtraggio a sé stanti che non comunicano tra di loro, ma solo all’interno di ogni area; comunità che condividono tra loro uno sguardo stupido o cospirativo sul mondo e vengono perciò facilmente manipolate, perché in preda ad una diffusa propaganda camuffata come verità. Mentre durante il comunismo esisteva da noi un deserto nel campo dell’informazione, oggi ci muoviamo in una giungla dell’informazione. Ma il risultato è lo stesso: perdita di orientamento e maggiore facilità ad essere manipolati, come anche sfiducia verso tutti e verso tutto. Le persone, inoltre, si uniscono virtualmente in piccole comunità con la stessa, condivisa visione del mondo, ma non comunicano più con altri gruppi e vivono – per dirla in modo esagerato – in mondi paralleli.

Nella situazione attuale vediamo un accelerato disfacimento delle certezze che esistevano finora e delle relazioni interpersonali; costatiamo anche un chiudersi in “ghetti di comunicazione”, al quale si accompagna un senso crescente di paura e un tono aggressivo delle discussioni. Questi fattori diventano a loro volta dei catalizzatori di ulteriori opinioni divisorie nella società. In questa situazione diventa quasi un’esigenza esistenziale mettersi alla ricerca di interessi comuni da articolare insieme, sottolineando però l’intero contesto europeo. Ciò è particolarmente importante oggi, dove sembra che tutto il progetto dell’integrazione europea e della creazione di modelli formativi su valori comuni condivisi sia in pericolo. Nella maggioranza dei Paesi del “Vecchio Continente” sono soprattutto le conseguenze della crisi delle migrazioni e della crisi culturale ad essa collegata a favorire il successo di movimenti nazionali populisti.

Secondo me, la forza del populismo dipende da una mancanza di fede nella nostra società. Con il termine “fede” voglio dire qualcosa di molto più profondo che solo il fatto di condividere dei dogmi o frequentare le funzioni religiose. Penso alla fede come orientamento per la vita. Fede viva è terapia contro la paura. Dove c’è poca fede, lì c’é tanta paura; e dove c’è tanta paura, lì si vedono tanta cecità spirituale e tanta aggressività. E dove c’è cecità spirituale ed aggressività, lì vincono i demagoghi. Loro potenziano questa paura, abusano di questa cecità e cercano delle vittime per “l’ira fluida” che esplode. Una volta queste vittime erano gli ebrei, poi i tedeschi, poi sotto il regime comunista i contadini ed i piccoli imprenditori, oggi sono i migranti ed i musulmani. Dopo aver fortemente fomentato la paura e la sensazione di essere minacciati, il populista si offre come salvatore. Allora pare interessante che anche la Chiesa cattolica ed i suoi rappresentanti facciano fatica a trovare orientamento in questa nostra società ceca così divisa. I rappresentanti della Chiesa non trovano neanche una parola chiara da dire sulla nostra appartenenza all’Unione Europea. Criticano soprattutto le cosiddette tendenze neo-marxiste nell’ambito del gender ed il profilo culturale poco sviluppato dell’Europa. Per questo, alcuni vescovi seguono quei politici che – come già detto – a parole confessano valori cristiani, ma di fatto li usano soltanto come parte del loro apparato ideologico. Allora il cristianesimo viene usato soltanto come ideologia e non è in nessun modo parte dell’identità spirituale. In questo tanti porporati nella Repubblica Ceca si differenziano da Papa Francesco, e così i fedeli sono divisi nella loro valutazione del Papa attuale. In confronto con i suoi predecessori, Francesco rappresenta una svolta nel senso che le sue parole suonano credibili e sono un segno della sua generale apertura. I suoi gesti in pubblico – lavare i piedi ai migranti, rinunciare al lusso ed alla pompa sfarzosa – sono la testimonianza di voler cambiare l’immagine del papato e di essere vicino alla “gente normale”. Ciò logicamente aumenta ancora la polarizzazione di come viene percepito nelle proprie file. Nella Chiesa evangelica troviamo una riflessione molto più elaborata dei problemi attuali della società ceca che nella Chiesa cattolica. Lo si vede, per esempio, considerando il recente dibattito sull’eventuale accoglienza di orfani siriani, in cui il Cardinale Duka ha seguito la linea decisa dalla politica, a differenza dei suoi colleghi di spicco della Chiesa evangelica.

Nella lotta contro populismo, paura e pregiudizi e contro l’arroganza di un potere amorale, ci vuole per noi la fede, che riflette i valori etici e umani di base. Il cuore della fede sta in quello che il Vangelo chiama metanoia, cioè la conversione dalla superficialità, dall’essere confusi per lo strepito della propaganda per orientarsi verso la profondità, l’interiorità, verso il tempio della coscienza. Tutto ciò possibilmente combinato con uno sguardo razionale sulle cose. Nell’odierna atmosfera sociale irrequieta le Chiese dovrebbero avere un ruolo importante per migliorare la situazione, in stretta collaborazione con la società civile in tutta l’Europa.

Scarica il testo integrale:  2018 11 16 Jaroslav Sebek, Amici IpE Praga>>

Voci da Praga – 4° parte

Voci da Praga – 4° parte

  • 17 dicembre 2018

Brevi interviste ad alcuni partecipanti dell’incontro degli Amici di Insieme per l’Europa a Praga 2018 – 4° parte

“Let’s engage on the very local level!” – Pavel Fischer, Senator in the Czech Parliament, Guest Speaker TfE Prague 2018

“A real space of dialogue” – Larisa Musina, Transfiguration Fellowship of Minor Orthodox, Russia

“Devo mettere anch’io le mani nella pasta” – František Talíř, Movimento dei Focolari, Cechia

“Comme un levain dans la pâte” – Gérard Testard, Efesia, France

“Ausprägung der Charismen” – Sr. M. Lioba Ruprecht, Schönstätter Marienschwestern, Deutschland

Voci da Praga – 3° parte

Voci da Praga – 3° parte

  • 10 dicembre 2018

Brevi interviste ad alcuni partecipanti dell’incontro degli Amici di Insieme per l’Europa a Praga 2018 – 3° parte

“To take out whatever separates us” – Dimitrios Kontoudis, Orthodox Christian Apostolic Fellowship Metamorphosis, Greece

“Be part of where Europe is going” – Lionel Kubwimana, Focolare Movement, France

“Positive Abhängigkeit”, Walter Kriechbaum, CVJM München, Deutschland

“Portare un volto del Vangelo” – Ilona Toth, Movimento dei Focolari, Ungheria/Italia

“Prier et sortir” – François Delooz, Communauté de Sant’Egidio, Belgique

“Seekers of truth” – Jeff Fountain, Schuman Centre for European Studies/YWAM, Holland

Fantastico!

Fantastico!

  • 28 novembre 2018

Il gelo secco di Praga stasera quasi sembra sciogliersi vicino alle mille e mille candele, accese dai passanti nei luoghi della «Rivoluzione di velluto» del 17 novembre 1989.

E mentre si va a festeggiare, ascoltare musica sulle piazze o ammirare le luci serali dal ponte Carlo di questa bellissima città, giovani e adulti, ragazzi e bambini in braccio ai genitori, si fermano a ricordare perché non si cancelli la memoria.

Anche noi, un piccolo gruppo rimasto dopo l’incontro degli Amici di Insieme per l’Europa ci siamo immersi in quest’atmosfera di Praga; nella condivisione si moltiplicava la gioia per quanto vissuto in quei giorni.

170 persone sono partite verso altrettante direzioni, portando con sé un’incancellabile esperienza: “se capiamo chi è Gesù, capiremo la verità”; “ho capito la differenza tra l’individuo e la persona: l’individuo porta sempre agli autoritarismi, la persona porta alla comunione”; “siamo cittadini! dobbiamo portare la fraternità nel sociale!”; “tra tante lingue ho imparato la lingua dei cuori per l’unità”; “voi adulti siete d’esempio a noi giovani!”

Risuonano ancora in noi queste impressioni, come anche quella dell’ultimo giorno: “Insieme per l’Europa è una chiamata.” Per esserle fedeli, mentre ci immergiamo nella realtà in cui viviamo, non dobbiamo togliere lo sguardo dagli orizzonti che vogliamo raggiungere. Quali?

La consapevolezza che le nostre Chiese, ciascun Movimento e Comunità, già in sé, è una rete multiculturale, che lega l’Europa oltre confini, lingue e frontiere. Siamo il preludio di un popolo europeo.

Ogni Movimento o Comunità è una espressione del Vangelo, da cui emerge il suo proprio carisma come risposta a qualche sfida dei nostri tempi.

Insieme, sulla base dell’amore reciproco, con Gesù fra noi siamo tutti un laboratorio europeo dell’unità nella diversità riconciliata. In questa società individualista, dove regna la cultura dello slegare, noi guardiamo a Chi in croce ha legato Cielo e terra e lavoriamo per una cultura di ‘insieme per’.

Convinti che siamo figli di un unico Padre, siamo aperti verso qualsiasi persona, per vivere e dare la nostra testimonianza sulla fraternità universale.

Per il bene comune delle nostre Città, Paesi e Continente, Insieme per l’Europa lavora con politici e persone di cultura per la realizzazione di un’Europa: «Casa delle nazioni, Famiglia di popoli».

Si dice che i laici nelle Chiese sono un «gigante addormentato». “La responsabilità è risposta” – come diceva Václav Havel. E noi, prendendoci la responsabilità per la società attorno a noi, con la nostra vita possiamo diventare una risposta!

Qualcuno, salutandoci, ci faceva ricordare la famosa lettera di Diogneto, in cui si dice che i cristiani rappresentano il lievito nel mondo. “Ho pensato: è così! Insieme per l’Europa ha già restituito nel suo piccolo l’anima all’Europa. La pasta madre è già lì e informa la società! C’è speranza per un nuovo pezzo di buon pane! Fantastico!”

Ha ragione. E’ davvero fantastico!

Ilona Toth

Voci da Praga – 1° parte

Voci da Praga – 1° parte

  • 18 novembre 2018

Brevi interviste ad alcuni partecipanti dell’incontro degli Amici di Insieme per l’Europa a Praga 2018 – 1° parte 

“Non sediamoci sul divano!” František Talíř, Movimento dei Focolari, Cechia.

“Going against the mainstream.” Annamária Fejes, Focolare Movement, France

“Ricerca della verità come antidoto alla paura.” Georges El Hage, SYNDESMOS, Francia

“Ein Geschenk des Heiligen Geistes”. Sr.M.Lioba Ruprecht, Schönstätter Marienschwestern, Deutschland

“Traverser nos peurs”. Gérard Testard, Efesia, France

 

3° Giornata IpE a Praga

3° Giornata IpE a Praga

  • 17 novembre 2018

Ultimo giorno di incontro per i 170 partecipanti provenienti da 21 Paesi europei e 53 Movimenti e Comunità. La presenza di un numero elevato di giovani ha dato un’impronta all’atmosfera dell’intero incontro.

“In tempi di pluralismo e cosiddetto “raffreddamento religioso” abbiamo l’entusiasmo necessario e sentiamo la responsabilità di fare la nostra parte per costruire un’Europa unita nella politica, nella società e nello spirito” ha spiegato uno dei numerosi giovani presenti.

I discorsi e molte opportunità di scambio personale avevano dato ai partecipanti uno sguardo più da vicino sulla situazione della fede e delle Chiese nella Repubblica Ceca>.

“Possiamo imparare e ricevere tanto gli uni dagli altri ” diceva un giovane di Ravensburg/Germania.  “Praga 2018 per tre giorni è diventata la ‘capitale internazionale nel cuore dell’Europa‘, ha detto uno dei partecipanti e “l’”Insieme” è diventato di nuovo per me e per tanti un’affare di cuore”.

Guardando in avanti

Il 9 maggio 2019, Festa dell’Europa, sarà vissuta e festeggiata come giorno di ”Insieme per”. L’iniziativa è supportata da una catena di preghiera di sei settimane a livello europeo, che inizierà il 25.3.2019, giorno della prevista uscita del Regno Unito dall’UE. “Dalla Brexit alla Giornata dell’Europa rappresenta simbolicamente anche il nostro percorso comune”, è l’impressione finale di un partecipante.

Il prossimo “Incontro degli amici” si svolgerà dal 7 al 9 novembre 2019 a Ottmaring, nei pressi di Augsburg/Germania, dove la storia dell’Insieme” è iniziata 20 anni fa. Sarà la retrospettiva di un cammino con Dio nella reciprocità e uno sguardo in avanti verso un futuro promettente.

Beatriz Lauenroth

1° Giornata IpE a Praga

1° Giornata IpE a Praga

  • 15 novembre 2018

Un gioioso inizio del 19° incontro degli “Amici di Insieme per l’Europa”. 170 rappresentanti di 21 nazioni e 53 Comunità e Movimenti di diverse Chiese sono riuniti a Praga.

Il compito di una minoranza creativa

Il compito di una minoranza creativa

  • 25 ottobre 2018

Proponiamo stralci di un discorso di Jesús Morán Cepedano, copresidente del Movimento dei Focolari, filosofo, specializzato in antropologia teologica, in occasione del Congresso di Insieme per l’Europa a Monaco di Baviera, il 30 giugno 2016. 

Perché l’Europa ha dato vita negli ultimi secoli ad una cultura che ha fatto di Dio non più un mistero ma un problema irrisolvibile? E, di conseguenza, ha fatto anche dell’uomo un problema inestricabile nel rapporto con se stesso, con gli altri, con il cosmo, con l’Assoluto? La domanda è tanto più “scandalosa” se si pensa alla storia del continente europeo che ha elaborato, nei secoli, un forte e originale umanesimo spirituale, artistico, filosofico, scientifico, giuridico, politico.

Nel 2004, l’allora card. J. Ratzinger, si domandava se non fosse vero, come afferma Arnold J. Toynbee, che il destino delle società dipende in grande misura da minoranze creative. Forse – sosteneva – è questo il compito che spetta ai cristiani: concepire se stessi come la minoranza creativa che porta l’Europa a riscoprire la sua eredità.

Quale sia questa eredità ci viene sorprendentemente ricordato anche da intellettuali del calibro di H.G. Gadamer e G. Steiner: da prospettive diverse  vedono entrambi per l’Europa un compito “tanto spirituale quanto intellettuale”. Per Gadamer: “Vivere con l’altro, vivere come l’altro dell’altro, è un compito universale e valido nel piccolo come nel grande. Come noi, crescendo ed entrando nella vita, impariamo a vivere insieme all’altro, lo stesso vale per i grandi gruppi umani, i popoli e gli Stati. Ed è probabilmente un privilegio dell’Europa il fatto di aver saputo e dovuto imparare, più di altri paesi, a convivere con la diversità”. [1] 

Questo destino richiede la creatività, l’ingegno, la capacità di rialzarsi e superare i propri limiti che sono sempre stati parte dell’anima dell’Europa come dimostra la sua storia, soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale. I Padri fondatori hanno manifestato l’audacia non solo di sognare un’altra idea di Europa, ma anche di incominciare a metterla in atto puntando sull’integrazione di tutto il patrimonio del continente, consapevoli, secondo le parole profetiche di Konrad Adenauer, che: “Il futuro dell’Occidente non è tanto minacciato dalla tensione politica, quanto dal pericolo della massificazione, della uniformità del pensiero e del sentimento; in breve, da tutto il sistema di vita, dalla fuga dalla responsabilità, con l’unica preoccupazione per il proprio io”[2].

La prospettiva che l’Europa può e deve ancora, più che mai, offrire al mondo, è quella di formare una cultura di unità nella diversità a tutti i livelli: da quello personale e quotidiano a quello istituzionale e prospettico come richiamato anche recentemente dal Patriarca Ecumenico Bartolomeo I: “Anche le Istituzioni umane, – se saremo capaci di “trasfigurarle” con questa attenzione alla diversità –, sapranno comprendere che le diversità sono dono e non contrapposizione, ricchezza e non squilibrio, vita e non morte. Viviamo in un contesto in cui il pluralismo rischia di essere sacrificato in nome di una falsa unità, che vuole l’appiattimento globale in tutte le manifestazioni dell’uomo; […]. E invece proprio dalla accettazione delle diversità, come fondamento dell’unità della umanità ferita, attraverso il dialogo d’amore, attraverso il reciproco rispetto, attraverso la accoglienza dell’Altro e la nostra disponibilità ad accogliere e ad essere accolti potremo diventare per il mondo, icone di Cristo  e come lui nell’unità essere anche diversità.”[3]

Si tratta, pertanto, di tornare con nuova lena e decisione a coniugare ancora una cultura dei diritti umani che possa sapientemente legare la dimensione personale, a quella del bene comune di tutti i gruppi intermedi che si uniscono nella comunità sociale e politica. Allo stesso tempo ciò va fatto senza perdere di vista la dignità trascendente dell’essere umano come ha affermato, con forza nel 2014, Papa Francesco al Parlamento Europeo.

In questo percorso, il ruolo delle comunità ecclesiali si presenta ancora una volta decisivo, perché questa è la loro missione: l’annuncio gioioso della buona novella. In una epoca in cui sembra si sia spaccata “l’alleanza culturale” delle Chiese con la società circondante, si tratta di ritornare al Vangelo, di suscitare incontri significativi alla luce della Scrittura, dei racconti evangelici, onde generare la stessa vita generata da Gesù di Nazareth. Come ha sottolineato Papa Francesco, in occasione della consegna del Premio Carlomagno: “Dio desidera abitare tra gli uomini, ma può farlo solo attraverso uomini e donne che, come i grandi evangelizzatori del continente, siano toccati da Lui e vivano il Vangelo, senza cercare altro. Solo una Chiesa ricca di testimoni potrà ridare l’acqua pura del Vangelo alle radici dell’Europa. In questo, il cammino dei cristiani verso la piena unità è un grande segno dei tempi, ma anche l’esigenza urgente di rispondere all’appello del Signore «perché tutti siano una sola cosa (Gv17,21)».”[4]

[1] L’eredità dell’Europa, Einaudi, Torino 1991, pp. 21-22.

[2] Discorso all’Assemblea degli artigiani tedeschi, Düsseldorf, 27 aprile 1952. Ripreso da Papa Francesco nel suo discorso per la consegna del Premio Carlomagno (13 maggio 2016).

[3] Lectio magistralis del Patriarca Ecumenico Bartolomeo in occasione della consegna del dottorato Honoris Causa dell’Istituto Universitario Sophia, Loppiano 26 ottobre 2015.

[4] Papa Francesco, Discorso alla consegna del premio Carlomagno, Roma, 13 maggio 2016.

Foto: ©Ursel Haaf – www.urselhaaf.de

 

 

Vienna, ponte tra l’Ovest e l’Est

Vienna, ponte tra l’Ovest e l’Est

  • 20 novembre 2017

Provenivano da numerosi Paesi del Continente. Il loro comune intento: unità riconciliata tra le diverse Chiese e culture, nonché la solidarietà e l’integrazione in Europa.

Dal 9 all’11 novembre 2017 si sono riuniti nella capitale austriaca per il loro Congresso annuale 130 appartenenti a 44 Movimenti, Comunità e Associazioni, della rete ecumenica Insieme per l’Europa.

Volevano riflettere sul passato, presente e futuro di Insieme. “Ci vuole un’azione dialogata” aveva detto Ilona Tóth, membro del Comitato di Orientamento di IpE, il 29.10.2017 in seguito all’incontro a Roma “(Re)thinking Europe” della COMECE, “cioè guardare insieme un problema e cercare insieme le risposte”. E così fu a Vienna.

Preghiera ecumenica per l’Europa

Per i partecipanti del Congresso, la sera del 9 novembre, c’è un appuntamento nel Duomo di Vienna, il Stephansdom, presieduta dal Cardinale Christoph Schönborn insieme a un significativo gruppo ecumenico di autorità ecclesiastiche, con alcune centinaia di persone. Ha trovato una forte coesione la preghiera solenne per un Insieme di culture e generazioni e per la pace. La data porta una coincidenza significativa. Dopo il 9.11.1938 (Notte dei cristalli), il 9.11.1989 (caduta del muro di Berlino) il 9 novembre 2017, giorno della preghiera ecumenica, appare un momento importante sulla strada di Insieme e un segno di pace per l’Europa. Vedi articolo, foto e video>

Scambio di idee al Congresso

Interventi e intensi scambi di idee, con momenti di preghiera, hanno caratterizzato il programma.

Heinrich Walter (Schönstatt) ha presentato i diciotto anni di storia di Insieme per l’Europa. “Da radici profonde cresce un albero fecondo per l’unità dell’Europa” ha osservato ed ha ricordato, tra l’altro, l’anno 1999, quando ad Augusta, in occasione della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, prese inizio la collaborazione per l’Europa di Movimenti, Comunità e Associazioni di varie Chiese.

Gérard Testard (Comunità Efesia, Francia) in modo sintetico e chiaro, ha presentato il contesto attuale delle crisi e delle speranze dell’Europa.

In seguito, Gerhard Pross (CVJM/YMCA Esslingen) ha parlato delle “sfide per l’Europa”. “Il nostro Insieme è un messaggio profetico. Il nostro messaggio profetico è la cultura dell’insieme per l’Europa”, ha dichiarato Pross e ha ricordato: “Noi diciamo SÌ ad un’Europa alla quale, nel corso della storia, Dio ha affidato una vocazione: l’insieme di cielo e terra, l’insieme di fede e progetto sul mondo, perché nel Crocifisso il cielo e la terra si incontrano.”

Poi la parola è stata data a Pál Tóth (Movimento dei Focolari, Ungheria) con uno sguardo al futuro di Insieme: “Cultura dell’incontro e del dialogo fra Est e Ovest europeo”. Ha fatto seguito una Tavola Rotonda molto apprezzata con partecipanti dell’Ucraina, della Slovacchia, dell’Ungheria, della Slovenia e della Russia. Tóth, esperto in scienze della comunicazione, ha evidenziato alcune differenze tra i Paesi dell’Est e dell’Ovest, osando lanciare a conclusione una sfida: “Insieme per l’Europa potrebbe svilupparsi sempre più come una piattaforma di dialogo e persino come una scuola di dialogo intraeuropeo”. Sulla premessa “di uguaglianza e di mutuo riconoscimento potrebbe svilupparsi un nuovo tipo di discorso sapienziale, che fa vedere miserie e mancanze in prospettiva della redenzione e della resurrezione.”

Come andare avanti?

Con numerose riflessioni nelle plenarie e nei gruppi, i presenti erano invitati a partecipare attivamente al processo di concretizzazione, esprimendo la propria opinione e le proprie esperienze.

L’ultimo giorno, poi, la domanda di Thomas Römer (CVJM/YMCA Monaco) e Suor Vernita Weiss (Schönstatt): “Come andare avanti?” ha spinto a chiedere insieme lo Spirito Santo. Tra le proposte: intensificare gli incontri e le visite vicendevoli tra i vari Movimenti e Paesi, per rafforzare così lo spirito di Insieme. Un’altra idea, su suggerimento di Jeff Fountain (Schuman Center for Europeen Studies, Olanda) e del gruppo di Insieme per l’Europa di Roma, approfittare del 9 maggio – che in molti Paesi è già considerato giornata europea – per diffondere con azioni locali il messaggio di Insieme.  In conclusione, il rinnovare il “patto” – una solenne promessa d’amore reciproco – ha sigillato davanti a Dio il comune impegno, dando coraggio e fiducia per il prossimo avvenire.

Il prossimo incontro degli “Amici” di Insieme per l’Europa si terrà a Praga (Repubblica Ceca) dal 15 al 17 novembre 2018, dove si continuerà il dialogo Est-Ovest. Insieme ci siamo incamminati verso un futuro promettente.

Beatriz Lauenroth

Scarica e leggi alcuni dei principali contributi:

2017 11 10 Gérard Testard – la situazione politica dell’Europa
2017 11 10 Gerhard Pross – Le sfide per l’Europa
2017 11 10 P. Heinrich Walter – I frutti di Insieme per l’Europa
2017 11 10 Pal Toth – Cultura dell’incontro e del dialogo fra l’Est-Ovest europeo

TfE Vienna 2017 Foto: Annemarie Baumgarten
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TfE-Vienna-2017_Pál Toth Foto-A. Baumgarten
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Aperti al dialogo

Aperti al dialogo

  • 20 ottobre 2017

Un sogno può diventare realtà

Alla vigilia della grande riunione di “Insieme per l’Europa” a Vienna (9.-11 novembre 2017), i rappresentanti di diversi Movimenti olandesi si sono incontrati per scambiarsi le idee sulla domanda: che cosa sta succedendo nei Paesi Bassi per dar forma ad un’Europa unita? E cosa sta succedendo al riguardo in tutta l’Europa?

L’Olanda è aperta al dialogo

“I cristiani praticanti sono una minoranza nei Paesi Bassi, ma abbiamo un compito comune” dice Jan Wessels dell’ampia rete protestante “Missie Nederland”. “La preoccupazione primaria è quella di trasmettere il messaggio di Gesù Cristo. E qui i Movimenti e le Chiese possono imparare l’uno dall’altro e sostenersi”.

“Ognuno sta cercando un sogno che possa vivere”, dice Ine Sassen-Pouwels (Rinnovamento Carismatico nella Chiesa Cattolica). E chi sa sognare più intensamente della gioventù? Quindi, perché non dare ai giovani dei diversi Movimenti e Chiese dell’Olanda “una possibilità di scambiarsi le domande sulla propria vita? L’esperienza di giovani più maturi potrebbe essere di aiuto.”

Jeff Fountain, direttore del Centro Schumann per gli Studi Europei e quindi specialista dell’Europa è nato in Nuova Zelanda e da 40 anni è sposato con una olandese. Tra l’altro dice, strizzando un occhio: “L’Olanda è particolarmente adatta al dialogo in e per l’Europa. Il re Willem Alexander dei Paesi Bassi ne è il miglior esempio. È un misto di sangue tedesco e sangue russo”.

Rapporti di vita

In un’atmosfera di grande apprezzamento reciproco, si sente la gioia di unire  tutte le forze per contribuire all’unità dell’Europa cominciando dal proprio Paese. “Si tratta di rapporti”, evidenzia Enno Dijkma del Movimento dei Focolari. “L’amicizia tra noi dà le ali ai nostri pensieri”. L’apertura al dialogo e il neighbour meeting per l’Europa sono solo due delle idee promettenti che la delegazione olandese porterà il 9 novembre 2017 a Vienna. Là si incontrerà con rappresentanti dell’Europa occidentale e orientale per presentare le proprie idee e ricevere le idee degli altri. Attendiamo con curiosità i risultati dell’incontro – a livello europeo.

Beatriz Lauenroth

Dialogo?!

Dialogo?!

  • 30 settembre 2017

Dialogue, Párbeszéd, Dialog, диалог, Dialogo, Dialóg…

Una delle parole fondamentali per l’Europa di oggi! Come approfondire? Sentiamo l’esigenza di continuare o (ri)cominciare a conoscerci di più tra Europa dell’Est e quella dell’Ovest. Per questo il prossimo incontro degli Amici di Insieme per l’Europa a Vienna (9.-11. Novembre 2017) sarà un laboratorio in questa direzione.

Per ingrandire, clicca sopra la vignetta

Abbiamo cercato chi potrebbe introdurci in quest’argomento attualissimo. Chissà quanti di voi avrebbero qualcosa da dire. Intanto il nostro sguardo si è fermato sulle esperienze di:

Gennaro Lamagna   I Balcani visti da un “napoletano”>

Beatriz Lauenroth  Sempre più verso l’Est>

Tanino Minuta (il contributo andrà online nel mese di ottobre)

Maria Bruna Romito (il contributo andrà online nel mese di ottobre)

Intervista al Cardinal Kurt Koch

Intervista al Cardinal Kurt Koch

  • 03 aprile 2017

Veglia Ecumenica per l’Europa a Roma, 24.3.2017 – Intervista al Card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei cristiani

Eminenza, questa veglia di preghiera che vede unite diverse confessioni cristiane dimostra che l’unità nella diversità è possibile. Che esempio può dare questa serata ad una Europa che è ancora così divisa e lacerata su questioni primarie?

“Questa preghiera è organizzata da movimenti di diverse Chiese: c’è grande varietà e diversità ma c’è unità, siamo tutti insieme per l’Europa. E questa riconciliazione fra unità e diversità è molto importante anche per l’Europa che deve diventare una unità ma non per negare la diversità ma per approfondirla, e far si che tutti i Paesi contribuiscano all’unità”.

I movimenti cristiani che si uniscono hanno tra i loro obiettivi anche quello di cogliere insieme i cosiddetti “segni dei tempi”, quei segnali che, in un dato momento storico, mostrano che l’umanità è diretta, seppur lentamente, verso l’unità. Ci sono oggi segnali di questo tipo?

“La grandissima sfida che abbiamo oggi è la crisi dei rifugiati. Per l’Europa la sfida è l’ospitalità, l’apertura per gli altri. C’è un detto che dice: “Se conosco solo l’Inghilterra, non conosco ancora  l’Inghilterra. Io conosco davvero l’Inghilterra fintanto che conosco anche Francia e Italia” per esempio. Allora, vedere che l’altro non è mio nemico è un bene: basta ritrovare questo e si procederà bene”.

Papa Francesco ha sottolineato che la pace passa per l’integrazione, il dialogo e quindi anche per il lavoro, e che per l’Europa il lavoro è una priorità a livello politico. Qual è il suo pensiero?

“È necessario che tutti abbiano accesso al lavoro. Questa è una grande sfida perché riguarda la dignità della persona. Poi è importante la collaborazione nel lavoro, che non ci sia disprezzo, perché anche la possibilità di accedere ad un lavoro dignitoso contribuisce all’unità dell’Europa”.

Claudia Di Lorenzi

Ancora e sempre più Europa

Ancora e sempre più Europa

  • 17 marzo 2017

E’ alle porte l’appuntamento del 60° dei Trattati di Roma: in diverse città europee ci si riunisce per testimoniare un’Europa sempre più dialogante e fraterna. Un esempio: Trieste.

Quando 60 anni fa i fondatori dell’Europa unita facevano i primi passi, avevano nei loro sensi ancora l’odore acre del sangue e del fumo delle macerie di una guerra scoppiata in Europa per precise responsabilità di fanatismi nazionalisti e razzisti, una guerra poi dilagata nel mondo. Solo un movimento complessivo di riforma delle relazioni internazionali, civili, politiche, economiche, culturali, religiose tra i popoli e le comunità poteva fare un percorso diverso e farci uscire dall’odio disseminato.

A 60 anni da quei giorni storici, i famosi Trattati di Roma del 1957, riaffermiamo le ragioni dell’unità europea come passaggio indispensabile alla pace e alla convivenza. Anche se non tutto va nel senso giusto nell’Unione europea e ci sono lacune , rigidità , eccessi burocratici, incomprensioni, gravi disuguaglianze, tali e tanti sono stati i vantaggi di questa ricomposizione, che sentiamo il bisogno di farla crescere e migliorare, non certo di annullarla come da più parti le spinte nazionaliste e separatiste di sempre vorrebbero per riportarci così indietro in situazioni pericolose anche per la pace.

Almeno quattro milioni di giovani studenti europei hanno usufruito del programma Erasmus con enormi vantaggi nella loro formazione e conoscenza. Cifre altrettanto significative quelle dei lavoratori che si sono liberamente mossi, acquisendo professionalità e aumentando gli scambi culturali, tecnologici, commerciali, economici. Molti i giovani che si sono inseriti nei progetti di volontariato europeo, mettendosi al servizio di altre comunità nazionali, vasto lo scambio degli studiosi e dei ricercatori grazie alle collaborazioni universitarie. I posti di lavoro hanno migliorato le sicurezze ambientali grazie alle direttive europee diventate leggi nazionali, così nell’ambito sanitario, così nella movimentazione turistica ed artistica. Le comunità religiose stanno dando vita a processi di unificazione e di integrazione che riguardano tutte le Chiese cristiane e tutte le religioni.

A tutto questo non vogliamo rinunciare, anzi intendiamo aumentare l’intensità di questo modo di intendere la vita dei nostri popoli, che hanno già abbastanza sofferto. E per ribadire questa convinzione, ci troveremo il giorno 24 marzo alle 18 nella sala dell’oratorio di S. Giacomo per una serata celebrativa di questi 60 anni, grazie alla collaborazione di una ventina di associazioni, movimenti e comunità di varia ispirazione inserite nel progetto denominato Insieme per l’Europa, che da diciassette anni opera in tante città europee, tra cui Trieste, radunando credenti delle diverse fedi religiose, ma anche non credenti e persone che cercano la pace e l’incontro, non lo scontro. Sarà un momento di riflessione, di fraternità e di festa, perché sappiamo bene ormai quanto bisogno abbiamo di ritrovare queste convergenze rassicuranti e riumanizzanti.

Per il coordinamento di Insieme per l’Europa a Trieste,

Silvano Magnelli

Foto Trieste: Di ryogt www.flickr.com/photos/ryogt/12980775/, CC BY-SA 2.0

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