Cambiato fondamentalmente

Cambiato fondamentalmente

Il carattere della Chiesa 3.0

“Il carattere della Chiesa 3.0 e quindi anche il carattere del nostro incontro con ben 200 persone è completamente cambiato con l’attacco all’Ucraina. Tutti i bei pensieri sono stati spazzati via, essendoci resi conto a Baar che ora non è tanto il momento di parole belle e importanti. Questo è piuttosto il momento in cui il popolo di Dio, e quindi anche la Chiesa, si riunisce in preghiera. Nuovamente riunita. Esistenzialmente riunita. E che prega al di là di tutti i confini.

‘Continuiamo a pregare’ – ci siamo promessi alla grande preghiera con più di 1.000 persone giorni fa. Continuiamo a pregare – e lo facciamo: la settimana scorsa l’Austria ha continuato la preghiera, e ora noi direttamente in presenza qui in Svizzera. Quanto è potente quando le Comunità e i Movimenti si riuniscono…

Ogni colloquio politico è importante e necessario, senza dubbio. Ma la richiesta di trasformare i cuori di pietra in cuori di carne, come hanno pregato recentemente i fratelli e le sorelle dell’Ucraina, va di pari passo. Affianca ed aiuta.

Una Chiesa orante e comunitaria 

La Chiesa 3.0, ci siamo resi conto, è una Chiesa che prega. È una Chiesa comunitaria, perché si butta a pregare a nome di e conosce una vitalità che dipende dal carisma, non dai numeri e dalla struttura. Ed è una Chiesa ferita, che proprio per questo conta sul compassione di Dio – e ciò non solo per sè stessa.

Così abbiamo pregato. E abbiamo sentito qualcosa della nuova forma della Chiesa. Si è diffuso il senso di un nuovo inizio. E la coscienza che nella preghiera, nella parola e nell’azione camminiamo con i nostri fratelli e sorelle in Ucraina. Vediamo anche cosa ci fa portare insieme nella preghiera lo smarrimento, la paura e la mancanza di parole. Qualcosa crescerà dalle ceneri.

Per il momento, che venga la pace. Solo la pace, e la possibilità di proteggere le persone. È brutto quando esse sono una pedina del potere. Ed è ancora più brutto quando la vita viene loro tolta per questo. La forza che si è sentita qui al nostro incontro possa portare pace e vita al mondo”.

Essere cristiani in una societa post-Chiesa, sr Nicole-Grochowina, 12 marzo 2022

Fonte: miteinander-wie-sonst.ch

Foto: Fokolar-Bewegung Schweiz; Dialoghotel Eckstein

 

La vocazione di Ottmaring

VIDEO – INTERVISTA 

Da tempo sono in corso i preparativi  per la celebrazione dei “20 anni Insieme per l’Europa”. La scintilla di questo originale cammino ecumenico–europeo è partita nella Centro ecumenico di Ottmaring, dopo la storica firma della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione ad Augsburg (Germania).

Severin Schmid ha visto nascere e ha collaborato allo sviluppo di questa comunione, di cui “lo spartito è scritto in cielo”. Abbiamo chiesto a lui come sono andate le cose.

Ilona Toth, ungherese, membro dell’attuale Comitato d’Orientamento di Insieme per l’Europa, ha partecipato nel 2018 alla festa del 50° di Ottmaring. Che impressione le ha fatto questo Centro ecumenico nei pressi di Augsburg?

La cattedrale di Vienna al centro dell’Europa

Preghiera ecumenica per l’Europa. Il 9.11.2017, il duomo di Vienna, Stephansdom, era al centro dell’Europa.

Visibile, invitante, europea – così si è presentata stasera la “preghiera ecumenica per l’Europa” nella cattedrale di Vienna, lo Stephansdom.

Nel cuore della capitale austriaca erano arrivati alla vigilia del loro Congresso annuale, appartenenti alla rete ecumenica Insieme per l’Europa, provenienti da numerosi Paesi del Continente, dal Portogallo alla Russia, dall’Inghilterra alla Grecia. Il loro intento: unità e riconciliazione tra le diverse confessioni e culture, nonché la solidarietà e l’integrazione in Europa.

Col Cardinal Christoph Schönborn, a guida di un gruppo ecumenico di autorità ecclesiastiche, si sono radunate centinaia di persone, significativamente sotto la croce di Lettner (Lettnerkreuz): il memoriale delle vittime delle due guerre mondiali. “Non ci si aspetta oggi da noi che dominiamo, ma che serviamo”, ha sottolineato il Cardinale nel suo discorso.

In una forte coesione è risuonata poi la preghiera solenne per un Insieme di culture e generazioni e per la pace.  “La preghiera era un segno di speranza multilingue, visibile e europeo” si è espresso uno dei partecipanti della serata. “Ci dà coraggio per il futuro”.

Video Preghiera ecumenica Cattedrale Vienna (tedesco)>

Durante il ricevimento che è seguito alla celebrazione, Thomas Hennefeld, sovraintendente della Chiesa evangelica riformata  dell’Austria e presidente del Consiglio ecumenico delle Chiese in Austria e Jörg Wojahn, capo della rappresentanza della Commissione Europea in Austria, hanno sottolineato i valori cristiani come base per un’Europa unita. “Abbiamo bisogno di tutti”, ha affermato il rappresentante dell’UE in modo decisivo.

Dopo il 9.11.1938 (Notte dei cristalli), il 9.11.1989 (caduta del muro di Berlino) non potrebbe il 9 novembre 2017,  giorno della preghiera ecumenica, essere una tappa significativa nella strada di Insieme e un segno per l’Europa?

Beatriz Lauenroth;  Foto: Annemarie Baumgarten

Intervento di Mons. Nunzio Galantino

Mons. Galantino, Segretario Generale della CEI, durante la veglia ecumenica a Roma 2017

«Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo».

Una considerazione di carattere letterario può aiutarci a cogliere tutta la forza e la portata di questa espressione.

Nei versetti immediatamente precedenti (Mt 5,1-12), Gesù aveva proclamato le Beatitudini. Per cui quel «Voi siete sale… voi siete luce» non è una definizione che Gesù intende dare dei suoi discepoli! Piuttosto, dopo aver proclamato le Beatitudini, Gesù intende dire ai suoi discepoli: Vedete, che solo se la vostra vita è spesa nella logica delle Beatitudini … voi siete sale e luce della terra; solo se vivete nella logica delle Beatitudini la vostra presenza contribuisce a dare gusto alla vita vostra e degli altri, sapore e splendore all’ esistenza vostra e a quella degli altri.

Ho voluto fare questa premessa perché molti tra noi pensano ancora che basti presentarsi come “cristiani” perché ci venga subito dato credito, perché ci venga riconosciuta la funzione di “luce” (punti di riferimento) e di “sale” (portatori di senso). Un discorso – questo – che vale per tutti noi, probabilmente anche per tutte le tradizioni cristiane e per gli appartenenti ad ogni fede. Credo infatti si tratti di una tentazione che può toccare ogni uomo, di qualsiasi estrazione, anche al di là di una sua appartenenza religiosa. C’è addirittura chi pensa che basti presentarsi vestiti in un certo modo o usare un certo linguaggio per essere automaticamente accreditati come persone che danno gusto e senso nuovi alla vita!

Presentandoci le Beatitudini e facendo subito seguire quel «Voi siete sale … voi siete luce», Gesù ha indicato la strada che è chiamato a percorrere il credente. Il discepolo di Gesù è chiamato a seguire una segnaletica ben definita, quella delle Beatitudini, fatta di passione per le opere di pace, di attenzione misericordiosa verso gli altri, di vita vissuta nella povertà e segnata dalla sobrietà. É questo che dà senso e gusto alla vita del credente, facendone una vita che risplende.

Spesso piuttosto che diffondere gusto e dare splendore attraverso gesti e scelte concreti, come ci domanda Gesù, noi ci impegniamo (più spesso, ci “arrabattiamo”) a dimostrare, ad argomentare. Anziché accendere la luce, preferiamo organizzare qualcosa di mastodontico e di grandioso per …stupire!

Ma il Vangelo non è questo che ci domanda! Ci dà invece un’indicazione che rasenta la banalità quando afferma che l’amore non si dimostra, l’amore si vive; e proprio perché lo si vive, l’amore non si dimostra ma si mostra. Il gusto autentico delle cose, non si dimostra, lo si realizza. La luce non va dimostrata, la luce va accesa e perciò stesso resa visibile.

Quando Gesù dice «Voi siete sale … voi siete luce», è come se ci dicesse: Volete far conoscere Dio? Non argomentate su di Lui, non dimostrate niente; fate piuttosto qualcosa di concreto; ma talmente bello, talmente sensato e gustoso … che, a chi vi incontra, venga spontaneo dire: ma è davvero bello quello che tu fai e vivi! Chi te lo ispira? In nome di chi lo fai?

Così Dio vuole essere presentato e testimoniato! Con la stessa forza ed evidenza della luce; con lo stesso sapore forte del sale: attraverso scelte e gesti concreti, che danno gusto e contagiano senso di vivere.

Molte nostre scelte pastorali, e anche i molti modi che possiamo avere nel porci in confronto con la società in cui viviamo, soprattutto quelli che non vanno in questa direzione, rischiano di essere dei diversivi. Rischiano di essere un modo per occultare l’unico procedimento che il Vangelo ci propone: quello della evidenza/testimonianza; che vuol dire fare scelte e porre gesti che rendono evidentemente “gustosa” la vita vissuta con Cristo. Se la vita del credente si presenta così, come una vita che ha un senso, un sapore e un gusto tali da renderla una vita riuscita … allora, anche i contenuti che cercheremo di trasmettere avranno un senso diverso!

Allora, che significa essere luce, sale? Cosa può dare gusto e solarità alla nostra vita di credenti?

Può farlo l’impegnarsi ad aprire nuove strade e a ipotizzare nuove possibilità, osando di più e lottando contro il fatalismo e l’assuefazione: due malattie mortali, non solo per il credente!

Dobbiamo tornare a sorridere e far sì che a chi ci incontra torni il sorriso. Il sorriso, perché si sente compreso, perché incontra gente che non sopporta lo spirito guerrafondaio e discriminante delle “anime piccole”. Dobbiamo tornare a sorridere e a contagiare sorriso perché il nostro essere luce illumini senza pretendere di accecare; e il nostro essere sale dà un gusto delicato senza la pretesa di omologare tutto. Pensate quanto fastidio provoca una luce che acceca e quanto disgusto c’è in una pietanza con un eccesso di sale!

Essere luce e sale nel rispetto di quanti ci incontrano! Quanta delicatezza è richiesta, soprattutto oggi, al credente!

Non ricorderemo mai abbastanza quello che Pietro raccomanda ai destinatari della sua prima lettera: «Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, e avendo la coscienza pulita…». (1 Pt 3, 15s.)

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Preghiamo con Matteo 5, 13-16
Signore,
Tu mi chiedi di essere “sale”.
Mi chiedi cioè di rimanere a contatto con la terra,
di essere presente nel mio tempo,
qui ed ora.
Attento ai bisogni miei e a quelli
di coloro che mi stanno intorno.
Mi chiedi di essere “luce”,
in un momento in cui
la tenebra sembra farsi più spessa.
La luce mi permette di vedere il contorno e i colori delle cose,
della realtà e del mondo,
nelle loro sfumature, nella loro bellezza.
Ma permette anche di conoscere i loro innumerevoli bisogni.
Dài sapore, Signore, alla mia vita;
dài consistenza alle mie speranze;
dài fiducia alle mie paure;
dài luce alle mie oscurità,
e pace al mio cuore, ai miei pensieri, alle mie emozioni.
Fammi capire, Signore,
che sarò “sale”, se saprò essere mite,
in questo tempo di arroganza;
uomo di pace,
in questo tempo di prevaricazione;
libero dalle “cose”,
in questo tempo in cui
la persona “vale” in ragione
del conto in banca che possiede.
Fammi capire che sarò davvero “sale” e “luce”
se sarò impegnato a denunciare ogni sfruttamento in un Occidente
che ha fondato il proprio benessere sull’ usurpazione.
Sarò “sale della terra” se, con e nel mio ambiente,
non mi tirerò indietro dinanzi ai bisogni degli altri.

Intervento di Andrea Riccardi

Andrea Riccardi, Fondatore della Comunità di Sant’Egidio, durante la Veglia ecumenica a Roma 2017

Cari amici,

non nascondiamocelo: molti europei si sentono smarriti e spaesati. Dove va l’Europa? Resisterà alla tentazione di separarsi? L’Europa sembra non proteggere più i suoi cittadini. Anzi si prova a percorrere la strada inversa a quella dei Padri fondatori dell’Europa, che avevano memoria viva dell’orrore della guerra, dei muri di odio, dei lager e delle rovine. Oggi è scomparsa la generazione che ricorda quella storia. Si guarda poco alla storia, presi dal presente di una politica di emozioni e angosce. Lo stesso ricorso alla guerra torna a essere considerato troppo “normale”, mentre è folle per chi ha visto anche ieri –in Iraq o in Libia- come la guerra produca guerra.

L’Europa non vive, se non ha memoria. Saremo il continente del futuro, se saremo quello della memoria. Ebbene va ricordata la grande pace, settant’anni, costruita saldamente dopo secoli di guerre. E’ il frutto dell’Europa unita: la pace ha portato prosperità, sviluppo di una cultura dalle radici antiche. E’ una realtà che s’impone evidente, più delle emozioni e delle paure che dominano il presente. Questa Europa è la nostra pace e la nostra prosperità.

La sua crisi è venuta, quando l’hanno bloccata gli egoismi: nazionali, di gruppo, d’interessi, alla fine personali. L’hanno bloccata nello slancio, per cui l’Europa non ha compiuto il salto che l’avrebbe fatta protagonista della scena mondiale, con una politica estera e della difesa in comune. Non solo la pace per l’Europa, ma una politica comune di pace per il Mediterraneo, i Balcani, l’Africa, il mondo. “Europa, forza gentile” –diceva Tommaso Padoa Schioppa. Gli egoismi rischiano oggi di bloccarla e di divorarla dall’interno. Spingono a ritornare padroni dei destini nazionali e a vedere negli altri una minaccia. Così riacquistano valore le frontiere: verso gli immigrati, tra giovani e anziani, tra i ricchi e i fragili, tra Europa del Nord e del Sud.

Le frontiere possono diventare muri: si pensa che allontanino le tragedie del mondo. La crudele guerra in Siria, durata sei anni, più della prima guerra mondiale, coinvolge anche l’Europa. I muri illudono di proteggere: in realtà manifestano decadenza. Sono la linea Maginot della sconfitta morale e politica dell’Europa.

Nel mondo globale, la storia non ha argini, ma richiede attori forti e coesi. Richiede di avanzare uniti e non di indietreggiare alla ricerca di ripari per gruppi o nazioni, perché c’è un nuovo tempo globale. Non si torna indietro. Gli Stati nazionali autosufficienti sono una barca per navigazioni d’altri tempi. Dobbiamo fare i conti con le dimensioni della sfida e della vita di oggi: non serve mettere la testa nella sabbia. Un’Europa chiusa o divisa sarà sommersa dai mercati e dai giganti economico-politici in un mondo globale e interdipendente. Sugli scenari della globalizzazione, ci vuole più Europa, se vogliamo sia la terra dei giovani, se vogliamo sopravviva la nostra identità umanistica, religiosa e dei diritti: non basta sia solo la terra che protegge noi pensionati per qualche anno. E un mondo senza Europa, mancherà di una forza di pace e di sapienza storica.

Siamo raccolti tra cristiani. L’idea europea non fu confessionale, ma molto cristiana: crebbe con la passione delle Chiese di allora. Ma oggi, quando l’Est e l’Ovest vanno per strade diverse; quando vacilla il grande disegno europeo, che esprime un’estroversione cristiana del continente, dove sono le voci dei cristiani? e quelle delle Chiese? Quando le frontiere si fanno muri di fronte ai rifugiati, dove queste voci? Quando questo mondo è a rischio di guerra, c’è spesso silenzio.

La forte voce di papa Francesco –si pensi al discorso per il Premio Carlo Magno- resta solitaria in un cristianesimo, frammentato come l’Europa, poco capace di uscire dagli egocentrismi di gruppo o ecclesiastici, incapace di nutrire una visione. Possa questa preghiera comune, possa la Parola di Dio come ai tempi dei profeti, far crescere una grande visione per il nostro tempo nei cuori e nelle menti. Bisogna riprendere a pensare ed agire, alla grande, con una visione, perché troppo a lungo abbiamo vissuto tempi di strette misure e di parole senza luce. Scriveva Karol Wojtyla, in anni in cui l’Europa era divisa con un duro muro: “il mondo soffre soprattutto per mancanza di visione”.

Intervento di Gerhard Pross

Gerhard Pross, moderatore di Insieme per l’Europa, durante la Veglia ecumenica a Roma 2017

Insieme – per – l’Europa. Non si può rendere in modo più preciso di così quello che è importante per noi: Insieme per l’Europa”.

Siamo una rete ecumenica di 300 Comunità e Movimenti cristiani. Proveniamo da più di 30 Paesi europei, dagli Urali all’Atlantico, parliamo lingue diverse, viviamo in culture diverse e apparteniamo a Chiese diverse: siamo cattolici, evangelici, ortodossi, anglicani, di Chiese libere. Tra  noi si vivono  spiritualità molto diverse.

Eppure siamo convinti, avendolo sperimentato, che l’unità è possibile. Il nostro cammino comune è iniziato con una profonda esperienza di riconciliazione tra un gruppo di responsabili. L’unità è diventata possibile.

Viviamo un’unità nella diversità. Ognuno resta nella sua originalità. Ma dalla riconciliazione  per mezzo di Gesù Cristo, nasce la forza di sperimentare la diversità dell’altro come ricchezza.

In modo speciale ricordiamo qui tre figure di fondatori, che ora ci accompagnano dal Cielo: Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari, che ha dato l’impulso iniziale; Helmut Nicklas, responsabile del CVJM (YMCA) di Monaco, che è diventato l’architetto di Insieme per l’Europa; il cardinale Miloslav Vlk, che è stato tra  noi in modo speciale il ponte vivo tra carisma e ministero.

Quando nel maggio del 2004 abbiamo invitato a Stoccarda ad un grande Evento con 10.000 partecipanti, l’Europa era sull’onda positiva dei nuovi Paesi che si erano aggiunti all’Unione Europea. Molto diversa era la situazione nell’estate del 2016 in occasione di un grande Congresso e di una Manifestazione pubblica che abbiamo realizzato a Monaco di Baviera solo 3 giorni dopo la Brexit. Noi abbiamo avvertito e avvertiamo tutt’ora: L’Europa vive un tempo di sconvolgimenti. L’Unione Europea va di crisi in crisi.

In questo  tempo costellato da atti di terrorismo, con migliaia di persone, lì a Monaco abbiamo affermato pubblicamente, con chiarezza e ad alta voce  il nostro SÌ all’Europa. “All’insieme in Europa non ci sono alternative”. Con queste parole della Costituzione dell’Unione Europea abbiamo iniziato il nostro Messaggio di Monaco.

Posso dirlo in modo personale come portavoce di Insieme per l’Europa? L’evento di Monaco mi ha profondamente toccato ed ha posto l’Europa al primo posto sulla mia agenda. Da 17 anni siamo insieme sulla stessa strada, ma mai come oggi è stato così importante  esprimere il nostro SÌ all’Europa.

  • In un’epoca in cui prendono quota il populismo, gli egoismi ed i nazionalismi, diciamo il nostro SÌ ad una cultura del rapporto e dell’alleanza.
  • In un’epoca in cui i cattivi fantasmi che ci hanno portato più volte alla catastrofe, ritornano a farsi vivi, diciamo il nostro SÌ al Vangelo, alla riconciliazione e all’amore.

All’interno dei nostri Movimenti dobbiamo risvegliare la coscienza dell’urgenza del nostro SÌ all’Europa.

Noi come Comunità e Movimenti non dobbiamo tralasciare di esprimere pubblicamente il nostro SÌ all’Europa.

Noi ci impegniamo per un’Europa dell’insieme. Per un’Europa che riconosce la diversità come ricchezza e vive insieme in pace ed in unità. E, non da ultimo, per un’Europa alla quale Dio, nel corso della storia, ha affidato una missione: l’insieme di cielo e terra, l’insieme di fede ed incidenza sul mondo, perché nel Crocifisso si incontrano cielo e terra.

Ed oggi – ma non solo oggi – alla vigilia delle celebrazioni per  i 60 anni dei “Trattati di Roma” ci raduniamo per pregare e per ribadire, come Comunità e Movimenti cristiani, che contiamo – oltre che sul nostro impegno – sull’aiuto essenziale di Dio.

L’Europa ha bisogno della nostra preghiera.

Intervista a David-Maria Sassoli

David-Maria Sassoli, Europarlamentare italiano del Partito Democratico, durante la Veglia ecumenica a Roma 2017

“Far vedere al mondo che la fraternità e l’unità, nonostante le differenze culturali e confessionali, sono possibili”. È con questo obiettivo che si è tenuta a Roma, nella Basilica dei XII Apostoli, una veglia di preghiera ecumenica per l’Europa.

Tra i presenti all’evento anche l’On. David Sassoli, Europarlamentare italiano del Partito Democratico. Lo abbiamo intervistato:

Onorevole Sassoli, alla vigilia del 60.mo anniversario dei Trattati di Roma, che hanno segnato la nascita dell’Unione Europea, da più parti si osserva come l’Europa abbia smarrito le sue radici cristiane, concentrata com’è su finanza, burocrazia e interessi nazionali, incapace di solidarietà e accoglienza,  e di progettare uno sviluppo centrato sulla persona. Cosa ne pensa?

“Bisogna innanzitutto che i cristiani si facciano sentire un po’ di più e devono esserci reti nel mondo cristiano che diano il testimone ad altri. Perché ci sono valori condivisi, come la pace, la convivenza, la solidarietà, la giustizia che hanno certo una matrice cristiana, ma oggi sono assunti come paradigma di impegno politico, culturale, morale da parte anche di cittadini che cristiani non sono. Sono questi gli elementi che fanno l’identità europea: ecco perché i cristiani devono essere molto contenti perché nell’identità europea si ritrovano valori che sono propri del mondo cristiano. Ma in questo momento abbiamo la necessità di spiegarlo bene ai nostri cittadini, perché l’Europa fa paura, mette ansia, sembra un peso, e invece abbiamo bisogno di fare dell’unità degli europei il valore per giocare la grande scommessa di questo secolo che sarà dare forma al mercato globale. La globalizzazione senza regole diventa marginalizzazione, povertà, miseria, può essere catastrofica per tante aree del pianeta. La grande scommessa dell’Europa è dare regole e valori al mondo. Perché le regole del mercato senza la difesa dei diritti umani, il senso della libertà e della democrazia, sarebbero soltanto delle leggi economiche che fanno prevalere il più forte e questo non lo vogliamo. Allora, la scommessa è questa: i valori cristiani che sono all’origine dell’identità europea oggi sono l’elemento per giocare la grande sfida mondiale”.

Per superare il divario fra i Paesi economicamente più forti e quelli che stanno crescendo, si parla di una Europa “ a due velocità”, che ne pensa?

“Se questo vuole dire che ci sarà un’Europa di serie A e una di serie B allora non va bene. Invece se significa che alcuni Paesi possono associarsi, come previsto dal Trattato di Lisbona, come cooperazione rafforzata e scommettere su delle politiche comuni che non stravolgano gli standard europei questo è interessante. Abbiamo fatto l’euro così, con una cooperazione rafforzata che è partita da dieci, undici Paesi e poi altri si sono aggregati. Questo è un buon metodo perché in effetti nei meccanismi europei l’unanimità è difficile da trovare. Se ci fossero per esempio Paesi come Francia, Italia, Spagna, Germania, Belgio e altri che scommettono su una difesa comune ben venga: avremo un nucleo che parte e tira la volata e poi altri che si aggregano”.

Si è parlato molto della necessità di rivedere i Trattati. Anche Papa Francesco lo ha sottolineato nel suo discorso al Parlamento Europeo, nel maggio scorso, in occasione del conferimento del Premio Carlo Magno. In che direzione vanno modificati?

“Dovremmo arrivare a cambiarli, io sono per arrivare ad una Costituzione europea, ma devo dire con realismo e dispiacere che in questo momento riaprire la discussione sui Trattati può essere molto pericoloso, bisogna essere prudenti. Se riaprissimo ora la questione di Schengen cosa ne verrebbe fuori da questa Europa e con questi Governi così nazionalisti? Governi che hanno paura delle invasioni degli immigrati. Meglio ora concentrarci su alcune politiche che possono sviluppare più Europa perché è di questo che abbiamo bisogno al di là delle Istituzioni, delle regole e dei trattati”.

Claudia Di Lorenzi

Intervista a Luca Maria Negro

Luca Maria Negro, pastore battista, Presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), durante la Veglia ecumenica a Roma 2017

Un evento come quello di stasera, in cui diverse chiese cristiane si ritrovano unite a pregare mostra che l’unità nella diversità è possibile. Come si concilia l’affermazione e la tutela della propria identità e delle tradizioni con l’incontro e l’apertura verso l’altro?

“Come movimento ecumenico noi sperimentiamo questo da almeno 50 anni, perché il movimento ha come slogan uniti ma diversi, uniti rispettando i carismi che le diverse chiese anno. Si tratta anche dello slogan dell’Unione Europea, non sappiamo se consapevolmente preso dal movimento ecumenico, ma crediamo che sia oggi più che mai valido. Purtroppo sembra che l’Europa abbia perso l’anima. Non siamo arroganti e non vogliamo dire che siamo noi l’anima dell’Europa, ma come chiese vogliamo testimoniare con forza che l’ecumenismo, il dialogare insieme, il costruire delle società che dialogano, il promuovere l’ecumenismo laico della società sia fondamentale”.

Recuperare i valori cristiani che fondarono l’Europa significa offrire un patrimonio valido per tutti i popoli, non solo per i cristiani…

“Come protestanti non sottolineiamo in maniera particolare il recupero dei valori cristiani, perché sembrerebbe volerli imporre anche a chi non ha la nostra stessa fede. Però ci sono dei valori come quelli del dialogo e della solidarietà che sono anche cristiani e che possono essere condivisi da tutti gli uomini di buona volontà. È su questo che puntiamo, sulla riscoperta di quei valori su cui è nata l’Europa perché sì, non dimentichiamo che molti cristiani hanno contribuito alla crescita dell’Europa, ma c’erano anche molti laici a fondarla. In questi giorni abbiamo ricordato che il Movimento Federalista Europeo è nato in Italia nella casa di un valdese, Mario Alberto Rollier, ma con lui c’erano persone laiche come Altiero Spinelli, e tutti si sono ritrovati insieme lavorando per costruire un’Europa unita”.

Come si educa, concretamente, al dialogo?

“Come si impara a camminare? Camminando. Così vale per il dialogo. Bisogna iniziare, uscire da se stessi. Si faranno degli errori certamente, perché a volte è facile, pur non volendo, ferire l’altro e la sua sensibilità. Sotto questo profilo il movimento ecumenico ha certamente molte esperienza da condividere co coloro che si affacciano per la prima volta al dialogo”.

Claudia Di Lorenzi

Intervista a Donato Falmi

Donato Falmi, corresponsabile del Movimento dei Focolari di Roma, durante la Veglia ecumenica a Roma 2017

Guardando a questa Europa di oggi, divisa e smarrita, ci sembra che l’intuizione di Chiara Lubich, nel lontano 1999, di dare avvio alla costituzione di una rete ecumenica internazionale dei movimenti cristiani sia stata profetica…

“È profetica perché pare proprio che Chiara avesse previsto che l’unità dell’Europa non era cosa facile, e quindi che ci volesse una forza spirituale di fondo, magari nascosta, ma talmente forte da andare contro quelle correnti disgreganti e negative che oggi ci sono. Quando Chiara lanciò quest’idea in fondo l’Europa era ancora un ideale che tutto sommato “tirava”, oggi siamo in un momento in cui serve riscoprirla. E se non avessimo fatto questo cammino e se non avessimo sviluppato questa coscienza di questo oggi non si sarebbe capaci. È una concretizzazione, al di là di tutte le dichiarazioni di principio, per ridare all’Europa la sua dimensione cristiana, porre di nuovo il cristianesimo a fondamento dell’Europa (…). Questa esperienza che si sta facendo insieme a livello di chiese e movimenti appartenenti alle diverse anime cristiane dell’Europa – perché il cristianesimo è una realtà sola ma con tante espressioni – forse è la proposta più concreta per dire che l’Europa ha un fondamento cristiano. In questo senso è geniale”.

Papa Francesco ha sottolineato che per costruire una Europa più unita e solidale serve il dialogo. Il Movimento dei Focolari, fin dalla sua costituzione, ha trovato proprio nel dialogo una strada feconda per l’unità. Che significa dialogare e come si impara l’arte del dialogo?

“Qui c’è un’intuizione fondamentale, che è una riscoperta che Chiara fa della natura stessa di Dio, che è amore. Se vogliamo tradurre la parola amore con un termine che esprima la dinamica delle relazioni possiamo usare la parola dialogo. Cosa c’è di più dialogico dell’amore? E d’altra parte senza l’amore un vero dialogo non c’è, perché il dialogo comporta comunque l’accoglienza dell’altro, e quindi comporta una dimenticanza di sé che non significa negarsi ma vuol dire saper fare un passo indietro per accogliere l’altro. E questa è la legge fondamentale. Solo allora si può capire come il dialogo diventa in fondo l’unica via per raggiungere l’unità, perché rispetta le differenze e al tempo stesso coglie ciò che di bene c’è e ciò che unisce”.

Si assiste negli ultimi anni in Europa all’avanzata dei populismi e dei movimenti cosiddetti sovranisti. In questo forse l’Europa deve fare un esame di coscienza: quali mancanze riconoscere e come cambiare rotta?

“Quello che può spiegare questa situazione è che l’Europa ha puntato molto sul benessere materiale. L’Europa ha elaborato a beneficio di tutto il mondo valori come quelli riassunti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, firmata dai leader mondiali, ma poi la tentazione di appiattirsi su un benessere di natura materiale, dimenticando quello che c’è di più profondo nell’animo umano, è una dura realtà. Raggiungendo i più grandi traguardi di civiltà l’Europa ha raggiunto anche un benessere che le ha fatto dimenticare i presupposti più profondi di una convivenza civile. Oggi ne stiamo pagando le conseguenze ma forse con fatica stiamo riscoprendo quei valori che avevamo dimenticati, che non significa che il benessere materiale non sia un valore, lo è ma nel giusto posto, insieme agli valori che però vengono prima”. 

Claudia Di Lorenzi

Intervista a Padre Heinrich Walter

Padre Heinrich Walter, Movimento di Schönstatt, in occasione della Veglia ecumenica a Roma 2017

Quale contributo può offrire Papa Francesco all’evoluzione di questa Europa, verso la costruzione di un’Europa più solidale e ispirata ai valori cristiani?

“Penso che il Papa, in quanto argentino, guarda all’Europa da una prospettiva diversa dalla nostra, più oggettiva, e comprende che all’Europa manca vitalità, perché è spaventata, ha paura. Papa Francesco è un entusiasta e comprende bene che il mondo ha bisogno di rinnovamento”.

Che testimonianza possono dare all’Europa le Chiese cristiane unite nella loro diversità?

“In questa Europa in crisi manca la libertà per ciascun Paese di collaborare secondo le proprie possibilità. Alcuni Paesi però subiscono una pressione eccessiva a causa dell’emergenza rifugiati. Serve allora in Europa una alleanza fra i Paesi, perché ciascuno con libertà possa offrire il proprio contributo”.

Claudia Di Lorenzi

Slovenia: nuovi passi di Insieme per l’Europa

Come ogni anno, dopo l’incontro internazionale degli “Amici d’Insieme per Europa” – questa volta a Castel Gandolfo – ci siamo trovati con responsabili di vari Movimenti e Comunità nel nostro Paese.

Erano rappresentati 8 Movimenti, 24 persone in totale: Movimento carismatico (Rinnovamento nello Spirito), Movimento Cammino (Pot), Laboratori di preghiera e vita, Comunità Emmanuel, Coppie per Cristo (Couples for Christ), Comunità di vita cristiana, Preghiera e Parola, Movimento dei Focolari. Per la prima volta erano presenti anche due vescovi: Mons. Stanislav Zore OFM, arcivescovo di Lubiana, e Geza Filo, vescovo luterano della Slovenia.

Dopo il saluto, la preghiera e le presentazioni, abbiamo illustrato i 17 anni del cammino di Insieme. Il video con gli interventi sulla riconciliazione dei responsabili delle Chiese presenti a Monaco il 2.7.2016 é stato una ricchezza enorme. Esso ha suscitato un clima speciale di gioa, pace, spontaneità e comunione, che è andato crescendo ed ha coinvolto tutti.

Con grande entusiasmo il vescovo luterano ci ha aggiornato dell’incontro ecumenico a Lund (Svezia) il 31.10.2016, dove era presente anche lui. Il 6 novembre un incontro simile si è ripetuto anche a Murska Sobota, una città nel nordest della Slovenia, dove vive una comunita’ evangelica. Erano presenti quasi tutti i vescovi cattolici della Slovenia. Questo ha dato un’enorme gioia al vescovo luterano e alla comunità luterana.

Il vescovo Filo ci ha ripetutamente ringraziato e l’arcivescovo Zore ha aggiunto che questi incontri (a Monaco, a Lund…) sono momenti forti e devono diventare vita quotidiana.

In questo clima potevamo aggiornare sul nostro recente incontro degli Amici di Insieme per l’Europa a Castel Gandolfo e offrire le nostre proposte per il futuro:

  • una veglia di preghiera il 24 marzo 2017 in ooccasione del 60° anniversario dei ‘Trattati di Roma’, inizio dell’integrazione europea;
  • lavorare insieme per la riconciliazione del popolo sloveno che sente ancora il grosso peso del passato (dopo la Seconda Guerra Mondiale in Slovenia sono state uccise 200.000 persone senza processo, più che in tutta l’ Europa);
  • inoltre, tutti i Movimenti insieme abbiamo deciso di lavorare per la famiglia. Ciò ha dato tanta gioia ai due vescovi.

Dopo aver letto il messaggio di saluto arrivatoci dalla Segreteria internazionale, abbiamo regalato ad ogni partecipante i “7 SÌ” e rinnovato solennemente il Patto dell’amore scambievole.

Pavel e Marjana Snoj

In Österreich – Gemeinsam auf dem Weg der Versöhnung

Der Runde Tisch Österreich und unsere Gruppe Miteinander für Europa, die sich als Ökumene der Herzen verstehen, haben es sich zur Aufgabe gemacht als Geschwister im Glauben zu leben und Wege der Versöhnung zu suchen, wo immer es als Einzelne oder als Gemeinschaft möglich ist… 

Die Mitglieder setzen sich aus verschiedenen christlichen Kirchen, freien Gemeinden und Gemeinschaften zusammen. Spaltung schwächt den ganzen Leib Christi, während Vielfalt die Einheit stärkt und bereichert, das ist nicht nur unsere Erfahrung. Es geht uns nicht um eine von Menschen gemachte Uniformität sondern um eine von Gott inspirierte Einheit gemäß 1Kor12,4 es gibt verschiedene Gnadengaben, aber nur den einen Geist.

Die Gedenkfahrt 2016 (16.-26.8.2016) führte an Orte mit besonderer Bedeutung in der Reformation, der Gegenreformation und der Geschichte der Täufer. Es wird versucht, den historischen Ereignissen nachzugehen und für das in der Vergangenheit von beiden Seiten verursachte Leid stellvertretend Buße zu tun und um Reinigung des Gedächtnisses zu beten, denn 500 Jahre Trennung sind genug. Auch in Deutschland haben Bischöfe aus beiden Kirchen zu einem Pilgerweg in Wittenberg eingeladen.

Nach Stationen in Graz und Murau führte die Reise nach Kärnten. Der Kurator des Museums Dr. Alexander-Hanisch-Wolfram begrüßte uns. Er gab uns zunächst einen Überblick über die evangelische Geschichte Kärntens zur Reformations- und Gegenreformationszeit. Anschließend stellte er uns auch die aktuelle Ausstellung zum Thema Migration vor. Die gemeinsame Gebetszeit im Toleranzbethaus bot die Gelegenheit, der Zeugen des Evangeliums zu gedenken und Gott für das Unrecht um Vergebung zu bitten. In Paternion besuchten wir anschließend die Pfarrkirche und das Schlossportal, wo wir interessante Einzelheiten aus der Zeit des Geheimprotestantismus erfuhren.

Tags darauf begann unsere gemeinsame Zeit mit einer Andacht in der evangelischen Pfarrkirche Arriach, begrüßt von Ortspfarrer Schmoly. Mit Grußworten von Bischof Dr. Bünker und Generalvikar Dr. Guggenberger, Gedanken zum Weg des Buches vom Historiker Dr. Alexander Hanisch-Wolfram und einem Gebet um Einheit. Danach ging es zu Fuß auf dem Schmugglerweg, diesmal als Weg der Versöhnung zum Bauernhof Walcher, wo es eine Zeit des Gebetes und leibliche Stärkung gab. Dann führte uns der Weg weiter bis nach Afritz. Unsere Schlussandacht feierten wir mit Pfarrer Guttner und Superintendent Sauer in Feld am See.

Reformationsgedenken im Zeitalter der Ökumene ist die Gelegenheit, die Gemeinschaft zu vertiefen und die Notwendigkeit neuer Evangelisierung voran zu bringen. In Joh, 17,Verse 20 und 21 betet Jesus: Ich bitte aber nicht allein für sie, sondern auch für die, die durch ihr Wort an mich glauben werden, damit sie alle eins seien. Wie du, Vater, in mir bist und ich in dir, so sollen auch sie in uns sein, damit die Welt glaube, dass du mich gesandt hast. Jesus zeigt so auf, dass die Einheit wesentlich ist, wenn der Leib Christi ein glaubhaftes Zeugnis geben möchte. Joh 13.35 Denn daran werden alle erkennen, dass ihr meine Jünger seid, wenn ihr einander liebt. In unserer Zeit werden die Spaltungen des Leibes Christi als einer der Hauptgründe genannt, warum Zweifel gegenüber Jesus und seiner Botschaft bestehen. Dieses Gebet Jesu möge uns allen Auftrag sein. Und mit den Worten des Paulus im Eph 4,3-6 möchte ich uns zusprechen: bemühen wir uns, die Einheit des Geistes zu wahren.

Die Gruppe des Runden Tisches setzte am Sonntag nach dem Gottesdienst ihre Gedächtnisreise fort. Die nächsten Ziele sind Schwarzach St. Veit, Bad Goisern, Altmünster, Schloss Klaus, Steyr (Verfolgung der Waldenser), Niedersulz, Täufergedenkstätte Falkenstein bis nach Wien. Die Reise fand anlässlich 500 Jahre Reformationsgedenken als Weg der Versöhnung statt.

Manfred und Josefine Wieser

E così è stato…

Nell’esperienza vissuta durante l’evento di Insieme per l’Europa a Monaco dal 30 giugno al 2 luglio, c’era veramente tutto: INCONTRO con persone diversissime, ma concordi nel voler affrontare il FUTURO insieme. E le testimonianze della RICONCILIAZIONE hanno fatto vedere che un percorso insieme non è utopia. Alla luce di quanto è accaduto nel frattempo nella città – ed in varie parti del mondo – il messaggio di Insieme sembra più che mai necessario e attuale.

Alcuni dei tanti echi di chi ha fatto l’esperienza di quell’evento (nella lingua originale):
  • München zeigte ein tiefes echtes Gesicht eines Europa, das sich auf Gott und die Welt öffnet. Es wurde verständlich und erfahrbar: Miteinander geht es, Miteinander aller Charismen und Gaben. Der Glaube, die Liebe und die Offenheit führen zur Entängstigung…
  • Magnifique rassemblement avec le souffle des origines et qui ouvre un nouvel avenir pour Ensemble pour l’Europe. Une lumière et une espérance dans une Europe qui en a bien besoin! Remarquable organisation de nos amis allemands.
  • I am British and have always had a very strong sense of being European, and part of a positive process of unification. It was a challenge coming to Munich a week after Brexit, knowing that everyone would ask my opinion about it. I was initially very sad, but I know that being European and being Christian is a bigger idea than any particular political process or institution, and that unity will go ahead anyway. The positive attitude and support of a very impressive list of Christian leaders was very important and can only further this process. The young people present were a great witness to things already happening , and a hope for a better future.
  • Ho colto la profondità, il desiderio di continuare sempre più insieme per una nuova Europa nel cammino della pace costruita sui valori comuni del dialogo e dell’amore. Non abbiamo paura, andiamo avanti, nella certezza che Dio Amore ci precede sempre, a noi tutti gli sforzi, a Lui la gloria del Suo Amore passato dalle nostre azioni positive.
  • Das Podium „Zukunft der Gesellschaft – Auftrag und Verantwortung der jungen Generation“ erfüllte aber voll und ganz meine Erwartungen: Junge Leute, die von ihrem Glauben und ihrer Jugendarbeit innerhalb ihrer Gemeinschaft berichteten. Mir gefiel es sehr gut, mich endlich mit anderen Jugendlichen, die sowohl ähnliche als auch komplett verschiedene Ansichten als ich hatten, auszutauschen und zu diskutieren.
  • Ho capito che anche i piccoli come me possono fare qualcosa per l’Europa, nella stessa strada dei grandi, per iniziare questa unione spirituale dell’Europa, gli uni per gli altri.
  • Hi everyone, I did watch this wonderful event which was a wonderful way to involve people like me around the world in Unity with all ‘People of Good Will’. God’s choicest blessings on everyone who organised this and those who took part. We are meant to be together and not live selfish lives in isolation from our neighbour.
  • Il fatto che ci siamo trovati in un circo mi suggerisce che è importante mettersi in gioco come fanno i protagonisti del circo, giocarsi la vita  per essere di aiuto agli altri.
  • J’ai beaucoup apprécié ce moment à Munich. Maintenant avec toute l’équipe de Lyon nous nous engageons à diffuser ce que nous avons vécu. Bien avec chacun.
  • Insgesamt bin ich sehr dankbar für die Erfahrung der Veranstaltung in München und trage die Erlebnisse und Begegnungen noch lebendig in mir. Vor allem verbinde ich mich im Gebet Tag für Tag weiterhin mit allen, die dort waren, und habe die Hoffnung, dass das Wunder der Einheit der Kirchen eines Tages von Gott geschenkt wird. (…) Für alles, was bei der Kundgebung am Stachus auf der Bühne geboten wurde, kann ich nur meine Anerkennung aussprechen.
  • Anche l’aprire e chiudere l’ombrello (…) non ha distolto da un clima di unità, di gioia, di profondità che ho avvertito. Mi è sembrata la manifestazione della speranza.

Live da Monaco – 3° Giorno


“Sì a ponti di misericordia. Sì alla scoperta dell’altro e della sua ricchezza. Sì alla comprensione che siamo davvero “una cosa sola”, che c’è un’unità e una fraternità per cui lavorare e che vanno trovate le strade per “abbattere” i tanti “muri di separazione””. Le parole di Andrea Riccardi, lette da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio bene esprimono lo spirito e l’impegno dei 5000 presenti alla Karlsplatz (Stachus) di Monaco, il 2 luglio, in occasione della Manifestazione pubblica conclusiva di Insieme per l’Europa, edizione 2016.

Quattro i grandi temi che hanno fatto da filo conduttore dell’evento: l’unità è possibile; la riconciliazione apre al futuro; una cultura del rapporto e della misericordia; missione e futuro. Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, ha aperto con un impegno solenne: “Oggi noi qui ci impegniamo ad essere strumenti di questa svolta, strumenti di una nuova visione dell’Europa, strumenti di una accelerazione nel cammino verso l’unità, aprendo, con tutti e per tutti gli uomini e donne del nostro pianeta, un dialogo profondo”. Grande la gioia per i video messaggi giunti da Papa Francesco e dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I.

Sono seguite testimonianze di riconciliazione tra Chiese e Comunità. “La riconciliazione apre al futuro”, ha affermato Gerhard Pross del Comitato d’Orientamento di Insieme per l’Europa: “Anche se siamo e rimaniamo diversi, vogliamo vivere in unità, arricchirla delle nostre diversità, contagiare le nostre città e l’Europa”. Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (Roma) ha spiegato che è nata una rete universale d’amicizia, mentre il Vescovo Frank Otfried July, vice-presidente della Federazione Luterana mondiale: “Sono molte le esperienze che viviamo insieme come Chiese: lavoriamo per i profughi, preghiamo insieme; vogliamo riportare Cristo al centro dell’Europa”. Il Metropolita rumeno-ortodosso per la Germania e il Centro-Nord Europa Seraphim Joanta (Norimberga) ha condiviso gioie e dolori della propria missione: “La sofferenza più grande sono le spinte fondamentaliste che rischiano di distruggere i tentativi di unità tra i cristiani, inoltre mancano i giovani nelle nostre Chiese. Ma non ci abbattiamo, confidiamo in Cristo e in questa rete di fratelli”. Toccante e profetico il momento in cui diversi rappresentati di Chiese cristiane e Movimenti hanno pronunciato il Padre Nostro: “E’ un segno profetico di riconciliazione e perdono – ha spiegato Rev. Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese – un segno che non vogliamo dimenticare mai più”.

Potente e piena di speranza la voce dei giovani: “Sogno un’Europa in amicizia e meno individualista, ha affermato Maria della Repubblica Ceca – “L’Europa comincia da me perché io sono Europa.”

“Insieme” è un’altra delle parole chiave di Insieme per l’Europa: “Nel 2017 ci sarà il Giubileo della Riforma – ha raccontato il Vescovo evangelico Heinrich Bedford-Strohm, presidente della Confederazione luterana tedesca – e vogliamo viverlo insieme: Chiesa evangelica e cattolica”. E il Cardinale Reinhard Marx di Monaco, presidente della Conferenza Episcopale cattolica tedesca: “Dobbiamo riconoscere i segni dell’unità che già viviamo: non siamo separati, vogliamo testimoniare Cristo insieme”.

Il messaggio finale, letto a più voci dai leader di Comunità e Movimenti esprime i frutti del cammino fatto e il futuro, con le prossime tappe: “L’Europa non deve diventare una roccaforte e alzare nuove frontiere. All’insieme non esiste alternativa. Chiediamo a tutti i cristiani (…) di superare le divisioni. Il nostro impegno: viviamo il Vangelo di Gesù Cristo e lo testimoniamo con le parole e con i fatti. C’impegniamo affinché nel mondo crescano unità e pace”.

Live da Monaco – 2° Giorno

Maria Voce, presidente dei Focolari ha aperto la seconda giornata di Congresso: “L’Europa sta attraversando la notte dei suoi principi, la notte del suo ruolo nel mondo, la notte dei suoi sogni. (…) Insieme per l’Europa ci sembra proprio il soggetto capace di ispirare persone singole o associate nel loro impegno per una Europa libera, riconciliata, democratica, solidale e fraterna e che può essere dono per il resto dell’umanità”.

E Steffen Kern della Federazione evangelica di Wuerttemberg: “Dove riponiamo la speranza noi cristiani? Dobbiamo prendere su di noi i dolori e le oscurità delle nostre città. A Stoccarda è nata la Casa della Speranza che accoglie donne e persone sole. Vogliamo testimoniare con il nostro impegno che Dio non abbandona nessuno”. Thomas Romer (YMCA, Monaco) chiarisce che il punto di forza del nostro continente è Cristo e nel suo Vangelo. Gesù c’è anche nelle tempeste, bisogna avere fede. Lui é salito sulla barca per salvarci”.

Nel pomeriggio Insieme per l’Europa ha aperto i propri luoghi di dialogo, confronto e progettualità.

Alla tavola rotonda su “Cristiani e musulmani in dialogo” è emersa la necessità di conoscersi, incontrarsi e lavorare insieme attorno alle sfide sociali e culturali. Pasquale Ferrara, neo ambasciatore italiano ad Algeri, ha sottolineato che il dialogo non lo fanno le culture o le religioni, ma le persone. E’ necessario un bagno di concretezza e realtà. E l’imam Baztami ha invitato ad incontrare l’altro, a conoscerlo. Molte le idee e i progetti emersi dal dibattito tra la filosofa delle religioni Beate Beckmann-Zoeller, il dr. Thomas Amberg della Chiesa Evangelica, il vescovo francese M. Dubost. “Il rimedio alla divisione tra cristiani e musulmani e’ l’alterità, riconoscere l’altro come fratello”, ha affermato Gérard Testard di Efesia (Francia).

Alla tavola rotonda “Verso una sostenibilità in Europa” il Card. Turkson, l’ingegnere ambientale Daniele Renzi, Hans-Hermann Böhm e altri esperti hanno seguito l’invito di Papa Francesco per un dibattito serio e aperto sui cambiamenti climatici e le sfide ecologiche. “Scienze e religioni dovrebbero dialogare – ha affermato il Card. Turkson – per dare un contributo comune alla società”.

“Martirio, la difficile testimonianza dei cristiani del nostro tempo” è il titolo di un’altra tavola rotonda. Tra i relatori c’era Michael Brand, membro del Bundestag tedesco che, in riferimento all’attuale situazione europea, ha ricordato una frase di S. Bonifacio: “Non vogliamo essere come cani muti”. “Personalmente penso che se la minaccia del terrorismo arriva dall’esterno – ha affermato – dentro i nostri confini siamo invece attaccati da un secolarismo aggressivo. Temo meno l’islamizzazione dell’Europa che la diminuzione della fede cristiana”.

Europa: Quale identità? Quali valori?

“Vorremmo cercare di entrare nella storia d’Europa e trovare i valori e gli ideali che possono aiutare a superare la crisi attuale e aprire un percorso futuro”.

Questa la tematica che si vuole affrontare giovedì, 21. Aprile 2016, dalle ore 17.00  alle ore 19:00 in una conferenza che si terrà nella sede del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Ginevra (Svizzera).

La tavola rotonda, aperta al pubblico, vedrà la partecipazione di

  • Dr. Olav Fykse Tveit, (Segretario Generale del Consiglio Mondiale delle Chiese)
  • Eric Ackermann (Membro della Comunità ebraica di Ginevra)
  • Gaëlle Courtens (Giornalista – Federazione delle Chiese evangeliche in Italia)
  • Pasquale Ferrara (Diplomatico, docente presso l’Università LUISS a Roma e l’Istituto Universitario Sophia a Loppiano)
  • Andreas Gross (Ex parlamentare ed Ex membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa) ed altri.

La moderazione è affidata a Marguerite Contat, ex capo della delegazione del Comitato internazionale della Croce Rossa e co-presidente della Costituente di Ginevra (2008-2012).

L’incontro si svolge in vista dell’evento di Monaco, il prossimo 30.6. – 2.7.2016, dal titolo “Insieme per l’Europa. Incontro. Riconciliazione. Futuro”.

La conferenza di Ginevra sarà trasmessa in web streaming: //www.oikoumene.org/live.

Per ulteriori informazioni: //www.oikoumene.org/en/press-centre/events/all-events?set_language=en

INSIEME a Roma

INSIEME a Roma

All’inizio di gennaio, alcuni rappresentanti di Insieme per l’Europa hanno fatto visita a Roma al Card. Koch, presenti anche i responsabili della segreteria del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Durante il dialogo hanno sperimentato un clima molto aperto.

Soprattutto sono stati colpiti dalla disponibilità e apertura del Card. Koch, dicevano Gerhard Pross (YMCA Esslingen), Diego Goller (Movimento dei focolari), Cesare Zucconi (Sant’Egidio), Pater Heinrich Walter (Schönstatt), Thomas Römer (YMCA Monaco) e Heike Vesper (Movimento dei focolari). Durante l’incontro, il Cardinale ha auspicato un maggiore coinvolgimento anche della chiesa ortodossa nel processo preparatorio al prossimo evento di Monaco nel giugno/luglio prossimi. Intenzionato a dare un contributo all’evento, ha dato la sua disponibilità ad andare in Germania per un colloquio preliminare, visto che la maggior parte dei co-relatori proviene da quel Paese.

Ha concluso la giornata di incontri a Roma una visita personale al Card. Kasper. Anche questo colloquio si è rivelato molto aperto e costruttivo. Gerhard Pross commenta: “Il Card. Kasper ci ha accompagnato e seguito come nessun altro durante gli ultimi 15 anni. Egli si è dichiarato disponibile ad intervenire nel Congresso. L’averci poi coinvolti in alcune questioni che lo occupano attualmente, ci è sembrato un chiaro segno del rapporto di fiducia cresciuto in questi anni”.